Tu sei qui: PoliticaLa nomina di Del Vecchio è legittima
Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 3 dicembre 2001 00:00:00
Promosso dal Tribunale amministrativo regionale il city manager di Palazzo di Città, l'avvocato penalista Vittorio Del Vecchio (nelle foto in alto ed in basso), in carica dallo scorso primo luglio. Il sindaco Alfredo Messina incassa, quindi, un importante successo politico nei confronti della minoranza di centrosinistra, che ha portato la questione della nomina del direttore generale prima davanti al Co.Re.Co ed ora nelle aule di giustizia del tribunale salernitano di largo San Tommaso d'Aquino. Il collegio giudicante, nell'udienza di giovedì scorso, ha respinto il ricorso firmato dai consiglieri comunali Carmine Adinolfi, Vincenzo Passa, Francesco Ragni, Adolfo Salsano, Pasquale Pisapia, Antonio Armenante, Michele Coppola e Francesco Musumeci. Il Tar, in verità, ha esaminato unicamente la domanda sospensiva, presentata contestualmente al ricorso, e l'ha respinta. Per la sentenza definitiva di merito, invece, bisognerà attendere alcuni anni, vista la pesante mole di ricorsi pendenti al Tar. Nella discussione, in camera di consiglio, sono intervenuti l'avvocato Francesco Lupi per i ricorrenti e l'avvocato Antonio Brancaccio per il Comune. Il direttore generale Del Vecchio, da parte sua, non si è costituito nel giudizio. È del tutto legittima, pertanto, secondo i giudici amministrativi, la deliberazione (l'ormai famosa 218), votata dalla Giunta comunale, su proposta del sindaco Messina (nella foto al centro), nella seduta del 25 giugno. Il Tar (presidente Sabato Guadagno, relatore Ferdinando Minichini, referendario Nicola D'Angelo) ha sentenziato che «il ricorso non presenta sufficienti elementi di fondatezza». Il collegio giudicante si è soffermato, poi, a smontare l'eccezione più importante sollevata dalla difesa dei ricorrenti in merito all'asserita, pretesa competenza del Consiglio comunale nel varo della nomina del city manager. L'ordinanza cautelare rileva, quindi, che il vigente Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali non comprende, tra gli atti fondamentali che devono essere deliberati esclusivamente dal Parlamentino, «gli impegni di spesa derivanti da attività riservata alla competenza esclusiva del sindaco».
I motivi
Il ricorso, al riguardo, aveva eccepito che la deliberazione di Giunta sarebbe viziata da illegittimità (violazione di legge), in quanto la nomina del city manager comporta spese che impegnano i bilanci dell'ente per gli esercizi successivi. Per tali spese, infatti, il Testo unico 267/2000 è chiaro e richiede esclusivamente la deliberazione del Consiglio comunale. Non è il caso, però, ad avviso del Tar, per le spese dell'onorario (180 milioni annui) da corrispondere al direttore generale. Con l'ordinanza del Tar, depositata ieri, la vicenda-Del Vecchio è archiviata definitivamente.
L'avvocato commenta: «Non ho mai avuto dubbi sull'esito in aula»
Sospesa dal Tar la richiesta di annullamento della nomina a direttore generale e del relativo contratto, Vittorio Del Vecchio continua ad essere sereno: «Non avevo dubbi sull'esito: il Comune ha rispettato le procedure. La Giunta ha espresso un parere favorevole sulla mia nomina. Per quanto riguarda la parte economica, è stato lo stesso Consiglio comunale che, a maggioranza, ha votato la relativa variazione di bilancio. D'altra parte, gli impegni di spesa derivanti dalle attività riservate alla competenza esclusiva del sindaco esulano dalle competenze del Consiglio». La vicenda, comunque, non si è conclusa con la sospensione della richiesta di annullamento. Il ricorso dovrà essere ancora discusso. «Non sono affatto preoccupato - dice Del Vecchio - La stessa sentenza evidenzia che il ricorso non presenta sufficienti elementi di fondatezza e, quindi, potrebbe rivelarsi contraddittorio un esito diverso, da qui ad un anno, del ricorso. In tutti questi mesi, comunque, ho sempre lavorato con impegno e continuerò a farlo. Non mi sono mai sentito un provvisorio, né il ricorso alla mia nomina ha mai creato momenti di attrito. La serenità e l'euforia post-elettorale rimangono intatte».
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