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Tu sei qui: SezioniCronaca"Operazione Cartagine", parla Della Monica
Scritto da (admin), martedì 8 marzo 2005 00:00:00
Ultimo aggiornamento martedì 8 marzo 2005 00:00:00
Ha deciso di parlare Raffaele Della Monica, il 40enne cavese arrestato nell'ambito dell'"operazione Cartagine" con l'accusa di associazione a delinquere per un traffico internazionale di auto, denunciate come false o rubate. Raffaele, detto «'U malacarne», dopo una latitanza durata quasi un mese, ha deciso di collaborare, rispondendo alle domande del Gip Furio Cioffi. Ieri mattina, nel corso del suo primo interrogatorio, Della Monica avrebbe confessato di aver portato diverse auto in Tunisia, esclusivamente per fare un piacere al suo amico Adolfo Milite (l'ex allenatore della Cavese considerato dagli inquirenti una delle menti dell'organizzazione, insieme al pregiudicato nocerino Giuseppe Franco), ma che avrebbe poi smesso. Alla domanda del giudice sul motivo che lo aveva indotto a smettere, Della Monica è apparso un po' vago, limitandosi a riferire che aveva avuto un cattivo presentimento. Qualche sospetto che lo aveva spinto a non voler più traghettare auto in Tunisia. Nel corso della sua deposizione, inoltre, Della Monica avrebbe precisato che molte delle auto trasportate in Tunisia erano di sua proprietà. Secondo le prime indiscrezioni, trapelate dagli ambienti investigativi, Della Monica prima di far rientro in Italia - si ricorderà che sia lui che Adolfo Milite al momento degli arresti si erano resi irreperibili - avrebbe avuto un incontro proprio con Milite ad Hammamet. Nella stessa città Della Monica è proprietario di una villa nella zona collinare, mentre Milite in quella costiera. Ancora oscuro il motivo dell'incontro, ma con ogni probabilità, secondo gli inquirenti, i due amici avrebbero preparato insieme le versioni da raccontare ai giudici. Proprio nelle ore successive all'arresto, Della Monica aveva telefonato ad un amico, un noto avvocato impegnato come dirigente in alcune società calcistiche. Una telefonata muta, che aveva lasciato impresso sul cellulare, però, il prefisso della Tunisia. Poi il ritorno in Italia, l'arresto e la traduzione alla Casa circondariale di Salerno-Fuorni. Resta in carcere, intanto, Adolfo Milite. Per l'ex allenatore il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di scarcerazione, presentata dal suo avvocato Amedeo Gaudiani.
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