Flusso di CoscienzaIl dolore silenzioso di un'intera comunità

Il dolore silenzioso di un'intera comunità

Inserito da (Redazione), lunedì 29 gennaio 2018 16:22:15

di Patrizia Reso

Sugli stessi lastroni in pietra, interamente rivestiti di coriandoli colorati, sui quali hanno gioiosamente passeggiato durante una calda mattinata di fine gennaio, bambini festosi nelle loro mascherine, in serata su quegli stessi lastroni migliaia di piedi anonimi, appartenenti a un fiume di persone che hanno spontaneamente aderito all'appello lanciato da alcune associazioni femminili operanti sul territorio: una fiaccolata per Numzia, contro la violenza di genere.

Un appello circolato in rete, attraverso i social network e attraverso chat e messaggistica dei cellulari. Un appello che non ha avuto bisogno di urla per essere ascoltato e accolto.

La fiaccolata ha iniziato ad acquistare corpo a piazza Lentini, contrariamente a tante altre iniziative simili ma dettate da altre ragioni, è partita in perfetto orario. Si era già in tanti, non so quantificare, ma già in tanti e, inizialmente in prevalenza donne. Qualcuna, come me, ha auspicato che aumentasse la presenza maschile, che sensibilmente durante il percorso si è accresciuta, come pure è diventata notevole la presenza di nuclei familiari: giovani genitori con i loro bambini.

Tutti in silenzio, con la propria candela bianca che colava cera oppure preventivamente inserita in un bicchiere di plastica. Un fiume silenzioso di persone, di ogni età, di ogni condizione, ha attraversato l'intero corso di Cava, per giungere fino a piazza San Francesco. Un fiume silenzioso, di un silenzio assordante, che ha zittito pure il popolo dello struscio sotto i portici, che ha coinvolto molti esercizi commerciali, che hanno interrotto la propria attività oppure acceso la propria candela.

Nessuna strumentalizzazione politica, c'erano anche diversi volti di politici, ma si sono confusi nell'anonimato delle migliaia di persone presenti. Non si udiva neppure parlare. Se qualcuno lo faceva, in rispettoso tono basso. Unico rumore: qualche tacco oppure suola riecheggiava sulla pavimentazione.

Solo quando si è giunti a San Francesco, ognuno di noi ha realizzato quanti eravamo a stringerci attorno a tre bambini che oggi avrebbero potuto godere anche loro della pioggia dei coriandoli. Dal sagrato della chiesa, già gremito, abbiamo realizzato il fiume umano, percepito attraverso il riverbero della candela, che dal corso si riversava nel parcheggio sottostante. Qualcuno ha parlato, ma si era talmente tanti e talmente distanti che non tutti hanno sentito. Ma credo che non abbia importanza. Importa invece la testimonianza umana di partecipazione, il silenzio di donne e uomini di rispetto del grande dolore che non dovrebbero mai conoscere i bambini. Un silenzio di ferma condanna a chi vuole dominare col paravento dell'amore. Un silenzio di ferma condanna all'indifferenza e alle escalation "quiete" che si hanno tra le pareti domestiche e che sfociano nella violenza più antica e brutale. Un silenzio che tre bambini non dimenticheranno, ma che comunque non darà loro quell'amore di cui hanno bisogno, oggi più di ieri.

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