Tu sei qui: Storia e StorieEnrico Passaro, il cerimoniere di Cava si racconta: «Io, uomo ombra di Draghi e la mia gaffe con Obama»
Inserito da (redazione), venerdì 16 luglio 2021 10:28:07
"Non facciamo cerimonie! A spasso nelle vicende del protocollo di Stato". E' il titolo del libro di Enrico Passaro, coordinatore del cerimoniale di Stato e per le onorificenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il 63enne originario di Cava de' Tirreni, intervistato da Gabriele Bojano sul Corriere del Mezzogiorno, ha raccontato la sua esperienza come «uomo ombra del premier», da Berlusconi a Draghi, passando per Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte.
«[L'idea di fare il cerimoniere] nasce da un'esperienza di diversi anni di cerimoniale e dalla consapevolezza che su questo tema ci sono pochi testi scritti, uno per tutti quello di Massimo Sgrelli, autore della prefazione al mio libro e che mi ha preceduto a Palazzo Chigi, artefice di quella poca normativa che c'è in materia. Il mio però non è un manuale sul cerimoniale ma un viaggio attraverso fatti, azioni e accadimenti di un mondo che a volte finisce col prendersi un po' troppo sul serio».
Su Berlusconi: «Mi raccontava le barzellette. Era divertente e gradevole».
Sulle doti per essere un buon cerimoniere: «Umiltà, anzitutto. Si sta vicino ai potenti, guai a non essere così. E poi trattandosi di un ruolo da organizzatore, bisogna avere la capacità di coordinare tutto, tenendo presente gli imprevisti e le varie sensibilità».
Il momento più divertente del lavoro di cerimoniere: «La mobilitazione che si crea quando arriva un leader in un posto e vedi tutte quelle autorità locali o pseudolocali che si affannano per poterlo accogliere quando poi ci sono regole precise che li escludono. "Ma io sono un vecchio amico di famiglia" è uno dei motivi più ricorrenti e allora ti tocca essere anche antipatico per limitare queste attenzioni».
La visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere?: «Quello che mi è rimasto più impresso sono stati i cori da stadio per Draghi, non era scontato che andasse così. Si vede che da entrambe le parti, reclusi e agenti penitenziari, si è capito il senso di quella visita: prendere le distanze da comportamenti non accettabili e porre attenzione alle esigenze del mondo carcerario. Un significato profondo ma anche delicato da gestire».
La gaffe più clamorosa: «Nell'ottobre 2016 sono con Renzi ospite del presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Nel famoso Studio Ovale, però, è vietato entrare con il cellulare e chiunque, anche l'uomo più potente della terra, deve lasciarlo in un mobiletto nell'anticamera. Ho ancora il telefonino in tasca quando il collega del cerimoniale americano mi invita ad entrare a sistemare le delegazioni. In quel momento però accade l'imponderabile: il mio telefono squilla. E poiché non avevo messo la vibrazione parte a pieno volume la splendida colonna sonora de "Il buono, il brutto e il cattivo", la mia suoneria preferita. Rimango di ghiaccio nel silenzio generale. Finché alle mie spalle non sento una sonora risata di Obama che aggiunge: "The Good, The Bad and The Ugly... beautiful... Sergio Leone... Ennio Morricone". Ridiamo tutti. E io la faccio franca».
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