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Tu sei qui: SezioniAttualità'Il Comune deve risarcire gli utenti'
Scritto da Il Mattino (admin), lunedì 22 ottobre 2001 00:00:00
Ultimo aggiornamento lunedì 22 ottobre 2001 00:00:00
Non è stata accettata dall'Unione Consumatori l'offerta del Comune di risarcire una somma forfettaria di 150mila lire ad ogni singola utenza, per il periodo in cui l'erogazione dell'acqua potabile fu sospesa per l'eccessiva presenza di nitrati. La vicenda ebbe inizio nel '97, in seguito al ricorso presentato da un cittadino cavese. In quell'occasione, il giudice di pace della pretura di Cava, Pietro Pedicino, emise, per la prima volta in Italia, una sentenza di condanna per l'amministrazione comunale, con il pagamento di 305mila lire a titolo di risarcimento danni. La sentenza, divenuta definitiva in Cassazione, era riferita ad un solo trimestre.
La procedura
La proposta formulata dagli assessori Vincenzo Trapanese ed Antonio Barbuti (quest'ultimo nella foto al centro) al presidente dell'Unione Consumatori, Luciano D'Amato, non è stata considerata congrua e, pertanto, si è deciso di proseguire nell'azione legale. A questo punto tutti gli utenti cavesi dell'acquedotto che, negli anni dal '96 al '99, hanno subito disagi possono chiedere il risarcimento. E, quindi, vanno interrotti i termini di prescrizione, inviando una formale richiesta tramite raccomandata con ricevuta di ritorno al Comune. Che, intanto, avrebbe dovuto, in disposizione alle direttive prefettizie, ridurre del 50% il canone minimo contrattuale dell'acquedotto a tutti gli utenti per gli anni in questione. Nel complesso, l'onere che la nuova amministrazione Messina si trova a far fronte, per le circa 10mila domande di rimborso che, prevedibilmente, arriveranno, è di circa 8 miliardi di lire. Ma ad aggravare il contenzioso economico con il Comune anche un'altra questione: quella delle eccedenze idriche rilevate nel periodo dal '93 al '97, per tutti quegli anni nei quali non erano state effettuate letture ai contatori. Sulle bollette recapitate agli utenti l'eccedenza rilevata fu ripartita, in parti uguali, per ogni anno arretrato, che però si differenziano per gli aumenti, che di anno in anno sono sopraggiunti. Tale procedura è stata ritenuta non corretta dall'Unione Consumatori, che ha chiesto il pagamento dell'eccedenza alla tariffa più conveniente per l'utente. Una tesi accolta, con sentenza del '98, dal giudice di Pace, Guglielmo De Antonellis, e ribadita dalla Cassazione. A questo punto si pone il problema di risarcire tutti coloro che faranno richiesta di rimborso per le somme pagate in più. Per evitare che, però, arrivi la prescrizione quinquennale, è necessario interrompere i termini con una raccomandata al Comune. Altra problematica è quella relativa agli anni '95/'96, nei quali l'amministrazione riorganizzò l'ufficio tributi ed avviò una verifica generale su tutta l'utenza. File interminabili agli sportelli dell'ufficio acquedotto, dove furono fotocopiate tutte le ricevute di avvenuto pagamento. Quest'anno è stata avviata un'analoga verifica, ma molti utenti non ritrovano più le stesse ricevute già presentate e saranno costretti, se non dimostreranno il contrario, a pagare di nuovo.
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