Tu sei qui: CronacaUsura, riesplode l'allarme
Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 3 giugno 2002 00:00:00
Riesplode il fenomeno usura in città: un'attività criminosa particolarmente attiva in questi ultimi anni. Improvvise dismissioni di attività commerciali e di immobili, facili fortune ed altrettante andate in fumo, riconducono i sospetti ad attività illecite, legate all'usura e gestite in gran parte dalla criminalità organizzata, ma anche da insospettabili benestanti metelliani. La peculiarità del fenomeno «usura cavese» consiste nella sua diversificazione. Essa è localizzata in ambiti ben precisi: commercio, gioco e famiglia sono i settori dove il fenomeno trova facilmente le sue prede. Da almeno due decenni il commercio metelliano, per vari motivi, conosce una crisi che va oltre la media nazionale di crollo ed il ricorso a prestiti cash risulta la strada più celere e facile per far fronte agli impegni assunti. Nessuna garanzia richiesta, tempi d'attesa inesistenti e nessuna traccia cartacea che possa ricondurre al contraente. Unico, ma oneroso obbligo: il tasso di interessi, non di rado oltre il 10% mensile, quindi con un interesse annuo del 120%. Allarmanti i dati risultanti dal monitoraggio del fenomeno usura, effettuato dalla Confesercenti: «Il 20% degli imprenditori commerciali è in difficoltà, finendo col ricorrere a prestiti facili, ed altrettante attività chiudono o vengono rilevate da non cavesi», afferma Aldo Trezza (nella foto), presidente della Confesercenti metelliana. Anche l'ammontare medio dei prestiti richiesti non è un segreto: «Per la ristrutturazione dei locali o per la ripresa dell'attività - continua Trezza - le somme richieste si aggirano, in media, intorno ai 250.000 euro, ma vi sono casi in cui la cifra si quadruplica. Alla somma vanno aggiunti, poi, gli esosi interessi, che portano al collasso economico l'impresa commerciale». Un giro di affari di diversi miliardi l'anno e la fetta più consistente finisce nelle casseforti della malavita organizzata. «Le responsabilità maggiori - aggiunge Trezza - vanno addebitate alle banche, perché non garantiscono uno scoperto minimo ai commercianti, né hanno mai interpellato le associazioni di categoria per la stipula di una convenzione specifica. Gli istituti di credito operano sul sicuro: chiedono garanzie e solvibilità, presupposti che spesso non possono essere vantati dagli esercenti. Quindi, il ricorso cosciente a prestiti usuranti rimane l'unica risorsa disponibile». La denuncia dei casi d'usura è pressoché inesistente: «Solo due o tre denunce ogni anno. Un dato triste, vista la gravità del fenomeno, e, comunque, irrisorio in ogni caso, considerando che l'usura è di per sé un crimine gestito, oltretutto, da organizzazioni criminali. Il ricorso agli strumenti che la legge 108/96 prevede - riflette amaramente Aldo Trezza - è praticamente nullo. Comunque, mi preme segnalare che è attivo un numero verde (800 999 000), che corrisponde al commissario per il coordinamento antiracket ed antiusura, al quale le vittime dell'usura possono rivolgersi per denunciare o chiedere informazioni». Non meno preoccupante è l'usura familiare, cioè quella praticata a famiglie in difficoltà economiche, oppure quella da gioco. Se l'usura al commercio è facilmente individuabile, in quanto operante nel centro cittadino, e quella da gioco è radicata soprattutto nelle frazioni, l'usura verso le famiglie è un fenomeno generalizzato. La Confesercenti sta valutando la possibilità di istituire un punto d'ascolto con la massima garanzia di riserbo, a cui ci si potrà rivolgere per accedere ai fondi antiusura che lo Stato mette a disposizione ogni anno.
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