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Cronaca

Shopping festivo, multe e polemiche

Inserito da (admin), martedì 11 gennaio 2005 00:00:00

Una domenica da dimenticare per una decina di commercianti che hanno aperto i battenti nonostante l'ordinanza sindacale di chiusura. Speravano di fare affari con i saldi ed invece hanno beccato una multa salatissima: ben 1.000 euro. A qualcuno la batosta non è andata giù e per tutta risposta ha inscenato una clamorosa protesta, addossando la colpa all'Ascom. Nella vetrina del negozio di abbigliamento "Insuperables", in pieno centro storico, ieri mattina è apparso un cartello con la scritta "L'Ascom ha deciso che il commercio di Cava deve lentamente morire. Ma noi non ci stiamo, quindi daremo battaglia e ringraziamo tutti i nostri clienti". Una mossa che ha scatenato le ire anche dell'Associazione commesse e commessi cavesi. «È inconcepibile - dice la presidentessa Teresa Di Salvio - che, oltre al danno che hanno causato questi pseudo-imprenditori, si debba subire anche la beffa di additare un'associazione di categoria come il male del commercio cavese. Sono loro, invece, che hanno un unico obiettivo: il profitto innanzitutto, a discapito di tutti. Noi non ci stiamo». Sotto accusa il tentativo di destabilizzare una categoria. «L'Ascom, la Confesercenti e la nostra associazione - continua la Di Salvio - pongono al di sopra di tutto l'interesse della città e ne abbiamo dato prova in tutte le occasioni dove è stato necessario ribadire questo concetto. Inoltre, visto che noi tuteliamo il nostro lavoro, quello delle commesse e dei commessi cavesi, non permettiamo a nessuno di toglierci quanto conquistato. Abbiamo il diritto di stare chiusi le domeniche stabilite, così come siamo disponibili, sempre per la salvaguardia del nostro posto di lavoro, a stare aperti quando ce ne sono le condizioni e quando le aperture vengono concordate. Proprio per questo chiediamo agli organi competenti di avviare una verifica sul rispetto dei contratti di lavoro, soprattutto quando alle commesse viene imposto di lavorare senza rispettare turni di riposo e la regolare corresponsione economica». Concertazione e rispetto delle regole sono le priorità assolute per la Confesercenti. «La chiusura domenicale è stata una decisione unanime - dice il presidente Aldo Trezza - e non ci sono motivi affinché ci siano deroghe all'ordinanza. Chi ha azzardato l'apertura domenica scorsa non deve lamentarsi se incorre nella multa. È sua responsabilità informarsi direttamente o aderire a qualche associazione di categoria se si vuole far parte di un contesto dove esprimere correttamente le proprie opinioni». Registra consensi, intanto, la proposta della Confesercenti di restare chiusi in occasione di alcune date festive durante l'anno. «Abbiamo l'adesione - dice Trezza - della grande distribuzione. Aspettiamo solo quella dell'Ascom, che ha riunito il Consiglio». Maggior coordinamento tra le associazioni è quanto auspica l'assessore al Commercio, Giovanni Carleo: «Credo che vada maggiomente ricercato. Comunque, iscritto o non iscritto, bisogna essere rispettosi. Potenzieremo l'Annona ed intensificheremo i controlli».

LA REPLICA DI TROTTA

«Accuse infondate, fatte da barbari del commercio»

Non è sorpreso né rammaricato, anzi è indifferente, il presidente dell'Ascom, Luigi Trotta, accusato di far morire lentamente il commercio cavese: «Non possono certo impensierirmi accuse infondate, dettate probabilmente dal rammarico di aver preso una multa, fatte da questi barbari del commercio, che vengono a Cava, non aderiscono a nessuna associazione e sono sempre assenti ad ogni iniziativa, anche di solidarietà, che organizziamo sul nostro territorio». Chi sono questi dissociati? «I nomi li conoscono tutti. Negozi come Wilson, Yamamay, Free World, Caffè Latte, De Blasio, Cotton & Silk, non hanno mai dato segnali di disponibilità, neppure per la raccolta pro sud-est asiatico fatta in occasione della "Notte bianca". Un grande plauso, invece, a negozi come Elly, sempre sensibile a qualsiasi iniziativa». Ma qual è lo stato di salute del commercio cavese? «È stato un anno drammatico. Solo con i saldi ci stiamo riprendendo un po', anche se non manca il rovescio della medaglia, perché gli acquisti sono stati posticipati praticamente alla Befana. I commercianti di Cava, comunque, sono da sempre additati come esempio, non solo per la qualità delle offerte, l'eleganza e lo stile dei loro negozi e la professionalità degli operatori, ma anche per la compattezza tra tutte le parti in causa. Più volte lo abbiamo dimostrato, anche recentemente quando si è trattato di dare un segnale di unità rispetto a scelte dell'Amministrazione che non ci andavano bene». Com'è cambiato negli ultimi anni il commercio cavese? «Piuttosto che contro la grande distribuzione o centri commerciali che hanno un loro mercato, ritengo si debba porre molta attenzione nell'offerta. Sono proprio loro, quelli che accusano, che stanno compromettendo la nostra immagine di qualità e di credibilità con proposte indecenti. Saldi con il 70% di sconto devono far riflettere non solo per la loro entità, ma anche per l'impossibilità di controllarli. Chi può ricordarsi il prezzo di un capo d'abbigliamento un mese fa e confrontarlo con quello, magari maggiorato di oggi, in modo da far apparire un ingannevole 70-80% di sconto?». Cosa si può fare? «Nulla, se non affidarsi alla serietà di negozi che non scompaiono o si trasformano dalla sera alla mattina. Ecco la mia proposta: certifichiamo i listini. Ad ogni stagione datiamo e facciamo registrare, magari dall'assessorato al Commercio, i listini ed i relativi sconti che si possono applicare, in maniera da esporli durante le vendite promozionali ed i saldi, dimostrando l'effettivo sconto applicato e dando un segnale di correttezza e di trasparenza».

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