Tu sei qui: CronacaSantuario di San Francesco, il sogno adesso è realtà
Inserito da (admin), lunedì 16 marzo 2009 00:00:00
Ancora una volta vince la fede. Ed il tempio abbattuto per ben 9 volte dalla natura “risorge” dalle sue ceneri per rivestirsi di nuovo splendore, unendo popolo e Chiesa in un solo grande abbraccio. Dopo 29 anni di attese, speranze e sacrifici, sabato 14 marzo la Chiesa di San Francesco e Sant'Antonio ha finalmente riaperto le porte ai suoi fedeli, in un giorno che nessun cavese potrà mai dimenticare.
Le celebrazioni sono partite alle ore 17, con la riapertura della piazza per l’ingresso della folla: 10 pullman provenienti dalla provincia di Salerno; 15mila in tutto le presenze stimate dalla Polizia Locale. E’ seguito l’ingresso a Palazzo di Città delle autorità istituzionali: sindaci del circondario, amministratori regionali e provinciali tutti riuniti per portarsi insieme in Piazza San Francesco e celebrare il commovente evento. I gonfaloni di Salerno in testa a tutti, seguiti da Cetara, Amalfi, Buccino, Altavilla, Nocera Inferiore, S. Valentino Torio, Castel S. Giorgio, Roccapiemonte, la Regione Campania, tutti rappresentati dai sindaci o da delegati; presenti anche il consigliere regionale Gianfranco Valiante, il senatore Alfonso Andria, il presidente della Provincia, Angelo Villani, oltre ovviamente al primo cittadino cavese, Luigi Gravagnuolo.
L’esposizione delle statue di San Francesco e Sant’Antonio in piazza alle 18 ha preceduto la celebrazione della liturgia eucaristica, presieduta dal ministro generale dell’Ordine Francescano, padre Josè Rodriguez Carballo, alla presenza di oltre 500 tra frati francescani, cappuccini e parroci delle Arcidiocesi guidati dal vicario Osvaldo Masullo.
«La gioia che sperimentavano i pellegrini alla città santa di Gerusalemme è la stessa che proviamo tutti noi oggi - ha esordito padre Josè nell’omelia - il Santuario francescano dedicato ai santi Francesco ed Antonio è ritornato al suo antico splendore grazie all’impegno di una comunità guidata e spinta da uomini di fede e di amore per l’altro».
Commosso e felice il "nostro" padre Gigino, il “frate carpentiere”, come molti amano chiamarlo, per la realizzazione di un progetto da sempre cercato e voluto, la cui messa in opera deve tanto soprattutto a lui, da sempre in prima linea sia per raccogliere i fondi che per promuovere iniziative. Sì, perché, come ha sostenuto anche l’Arcivescovo di Amalfi-Cava, Mons. Orazio Soricelli, che ha presenziato ieri alla consacrazione del Santuario, la ricostruzione della chiesa è la “storia di un lungo amore, fatto di tanti frammenti di solidarietà”, che prende il via in quella tragica sera del 23 novembre 1980 con la terribile devastazione portata dal terremoto e con lo sconcerto dei fedeli, certamente sbigottiti, ma non rassegnati allo scempio “della Casa di Dio dilaniata e sventrata”.
Primo fra tutti, padre Luigi Petrone, che ha lentamente avviato i primi lavori, risvegliando il senso di solidarietà dei fedeli con la sua costanza, la sua temerarietà, il voto fatto al suo Patrono nel 1996. Prima risorse il transetto, poi il campanile, la cripta, la chiesa inferiore; fino a che oggi la promessa di fede è sciolta e la basilica di proprietà dei suoi fedeli.
Ha ringraziato tutti sabato scorso padre Luigi, in quello che è stato il momento più atteso e commovente della cerimonia: la riapertura della chiesa con la lettura da parte di parte Vincenzo Calabrese del decreto del Ministro generale con cui il tempio è stato dichiarato Santuario francescano e con la restituzione delle chiavi, da parte del Ministro, al rettore pro tempore don Luigi Petrone. Lacrime solcano i visi, le porte si aprono, le statue fanno il loro ingresso, seguite da celebranti e fedeli.
Gioia infinita, dunque, e festa a Cava de’Tirreni per il grande traguardo raggiunto dal frate cavese e da tutta la Comunità francescana, riunita nel precetto del Poverello di Assisi, “va e ripara la mia casa, che, come vedi, è in rovina”.
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