Tu sei qui: CronacaSabato Calvanese, cronaca d'arte e vita
Inserito da (admin), giovedì 30 ottobre 2003 00:00:00
«Quando Sabato Calvanese guardava un quadro, una scultura o un foglio di grafica, gli brillavano gli occhi come alla vista di una bella donna....». Sabato Calvanese, critico d'arte, scrittore, poeta, «il mio amico del Portico» lo appella Tommaso Avagliano, che, a dieci anni dalla scomparsa, gli ha dedicato il libro-diario "Sabato Calvanese. Amico di pittori. Cronache d'arte e pagine di vita", presentato ieri pomeriggio nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Sant'Agostino, a Salerno. A parlare dell'indimenticato animatore del Portico, la galleria d'arte fondata a Cava nel 1972 da Tommaso Avagliano, alcuni dei suoi compagni di strada: Mario Carotenuto, che, oltre a firmare l'introduzione al volume, è autore anche dell'acquerello di copertina e del ritratto di Calvanese; Ugo Marano e Rino Mele. Un racconto fiume. Pagina dopo pagina, scorre la storia individuale del critico di Roccapiemonte, si intreccia alle altre, a quelle dei personaggi che ha incontrato (bellissimo il dialogo-confronto con Sciascia), a quella del territorio a sud di Napoli che ha tanto amato. Ed ancora: le «discussioni» - straordinariamente moderna quella sull'eros - i ricordi, i racconti, le poesie. Scritti in gran parte inediti, restituiti alle stampe dal certosino lavoro di ricerca fatto da Flora Calvanese, «la primogenita, pupilla dei suoi occhi». «Fra una presentazione ed una recensione - racconta Avagliano - Sabato non trascurava di buttare giù appunti ed abbozzi. Usava tutto quello che gli capitava a tiro, il primo pezzo di carta, buste dismesse, margini di vecchi cataloghi, pacchetti vuoti di sigarette. Più volte gli avevo chiesto di farne un libro, non ha mai trovato il tempo. Ora, finalmente, questa pubblicazione, purtroppo un omaggio postumo». Che fa luce su quest'intellettuale schivo, discreto testimone dei suoi tempi e dei movimenti artistici, appassionato talent-scout di giovani artisti. «Solo oggi, con questo libro, scopriamo - scrive Carotenuto - la sua intima personalità, le sue aspirazioni, le sue riflessioni, quel suo fondo d'amarezza e di rimpianto, il bisogno di credere che solo l'arte e la religione possono elevare nelle sfere della spiritualità il banale e doloroso scorrere dell'esistenza dell'uomo».
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