Tu sei qui: CronacaRiciclaggio, Ciuccio e Siani sotto torchio
Inserito da (admin), lunedì 26 marzo 2007 00:00:00
Le perquisizioni non sono state limitate solo ai negozi, ma nel mirino dei finanzieri sarebbero finite anche le abitazioni di Gianluigi Ciuccio e Vincenzo Siani, accusati di riciclaggio e fermati nel blitz eseguito venerdì dai finanzieri del Nucleo regionale. La Guardia di Finanza non si sarebbe, quindi, limitata a sequestrare documentazione ritenuta utile alle indagini solo negli esercizi commerciali, ma avrebbe cercato riscontri ed ulteriori elementi di prova anche nelle case dei titolari delle tre boutique a cui sono stati apposti i sigilli. Intanto, sembra che il fermo iniziale sia stato tramutato in arresto a seguito dell'emissione di una misura cautelare, applicata a seguito dell'interrogatorio cui sono stati sottoposti i commercianti cavesi. Sul contenuto delle dichiarazioni rese ai magistrati non trapela alcuna indiscrezione, ma la loro posizione processuale deve essersi complicata, se dopo l'iniziale fermo sono rimasti in carcere.
Le indagini al momento sono tutt'altro che concluse, si sta scavando nei legami instaurati da Ciuccio e Siani con la criminalità napoletana, da cui avrebbero ricevuto il danaro, provento delle attività illecite, che avrebbero reinvestito nei loro esercizi commerciali. Ancora un caso di "negozi-lavanderia", utilizzati per ripulire il danaro di provenienza illecita. Non è la prima volta, non sarà l'ultima. Ma in questo caso non si tratterebbe di uno di quei casi, più volte denunciati nelle sedi istituzionali, della camorra napoletana che tenta di eludere i controlli, reimpiegando fuori provincia capitali sporchi in attività commerciali pulite. In pratica, non sarebbero state utilizzate ignare teste di legno. Al contrario, i due commercianti sarebbero stati ben consapevoli della provenienza illecita di quei capitali da loro investiti. Anzi, la situazione sembra essere ancora più grave, se dovessero trovare conferma alcune indiscrezioni secondo cui l'inchiesta in cui sono rimasti coinvolti ed arrestati Ciuccio e Siani sia stata avviata proprio a seguito di una loro denuncia, in cui segnalavano di essere vittime di usura da parte di un clan di Boscotrecase.
Ma le indagini avviate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli avrebbero portato gli inquirenti ad una diversa configurazione dei fatti. Quel danaro investito nelle tre boutique alla moda non sarebbe il frutto di un prestito a tassi da capogiro, come solitamente avviene nel rapporto tra gli strozzini e le loro vittime, ma deriverebbe da rapporti instauratisi tra i due negozianti e gli esponenti della camorra napoletana. Ed allora, perché quella denuncia? Forse gli iniziali accordi sono saltati ed è cambiato qualcosa rispetto agli originari programmi. Certo è che gli inquirenti hanno accusato Ciuccio e Siani di riciclaggio. Nel frattempo i finanzieri, delegati dal sostituto procuratore Pierpaolo Filippelli, titolare dell'inchiesta, stanno vagliando il materiale sequestrato nel corso delle perquisizioni eseguite nei negozi e nelle abitazioni dei due commercianti cavesi. Nel mirino ci sono non solo i rapporti con gli esponenti della camorra napoletana, ma anche gli assetti delle società che gestiscono le tre boutique sequestrate, "Light Store" in via Garibaldi, "Store" a Corso Umberto e "Fusco" in via della Repubblica. Ma le indagini ad ampio raggio riguardano anche tutte le altre operazioni finanziarie e societarie realizzate da Ciuccio e Siani.
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