Tu sei qui: Cronaca‘Ci portano via un pezzo della nostra storia'
Inserito da Il Mattino (admin), venerdì 31 maggio 2002 00:00:00
La notizia della decisione dei Padri Benedettini di chiudere il Liceo Classico ha suscitato, tra gli intellettuali e tra gli ex alunni, grande rammarico. É un pezzo della storia della città che viene cancellato. La Badia da sempre ha costituito, con la sua storia millenaria, un punto di riferimento per Cava. «La chiusura del Liceo Classico - ha detto il sindaco Messina (nella foto) - è un segno dei tempi, anche se dispiace. Cambiano i tempi, cambiano le esigenze. Resta, però, la grande tradizione culturale dell'Abbazia Benedettina. É l'occasione anche per riflettere e per rilanciare pensando a qualcosa di nuovo. Perché non pensare all'Abbazia come sede universitaria a livello europeo? Saremo vicini all'Abate Chianetta ed alla comunità monastica per promuovere iniziative e proposte di rilancio». Questo il commento del prof. Franco Bruno Vitolo, critico letterario: «Un po' mi stupisce questa decisione, ma soprattutto mi dispiace. É al Liceo che nel 1972 ho cominciato la mia carriera. E ne riporto memorie cariche di teneri aloni, dalle figure storiche, don Benedetto e don Leone, a quei ragazzini oggi padri, alle classi già ridotte. É una grande scuola che si chiude». Accorato e carico di struggente nostalgia l'appello del prof. Benedetto Gravagnuolo, preside della Facoltà di Architettura di Napoli ed ex alunno: «Provo grande dolore. Ricordo l'atmosfera di quel Liceo, la serietà degli studi, quelle aule così cariche di storia e di civiltà, i volti dei professori Fimiani, don Eugenio, don Benedetto, don Michele Marra». Agnello Baldi, ispettore, è deluso: «Ho seguito le ultime vicende, sollecitato dai Padri Benedettini. La conclusione rientra in una tendenza diffusa: la parità ha significato la chiusura della scuole religiose ed il rifiorire dei diplomifici. La stessa scuola pubblica non reggerà alla pura legge di mercato. Era un pezzo di storia di Cava e non solo. Resta nel ricordo ad evocare nomi e figure; resta quello che era nel passato, una scuola di cultura e di umanità». Sulla stessa lunghezza d'onda Tommaso Avagliano, editore: «Era un'istituzione degna di considerazione e stima. Ha nutrito numerose generazioni che hanno meritato nella vita pubblica e privata».
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