Tu sei qui: CronacaAbbazia della SS. Trinità, sos dell'Abate
Inserito da (admin), mercoledì 2 febbraio 2005 00:00:00
L'Abbazia benedettina della SS. Trinità di Cava ha bisogno di fondi per essere meglio conservata. Un patrimonio, di proprietà dello Stato, che è anche il fiore all'occhiello della città metelliana, deve avere quelle attenzioni particolari che questo grande scrigno di cristianità e cultura merita. Lo dice chiaramente l'Abate, Mons. Benedetto Chianetta: «Per l'assistenza spirituale ci pensano i monaci, ma per quella materiale c'è bisogno dell'aiuto degli organi a ciò preposti. Abbiamo avuto solo promesse per interventi di restauro di alcune nostre strutture, ma ad oggi nulla ancora si è mosso, perché i fondi non sono mai arrivati». Nel monastero sono conservati veri e propri tesori d'arte, come la biblioteca, che conserva 70mila volumi con numerosi incunaboli, l'archivio, con oltre 15mila pergamene (la prima risale all'VIII secolo), una Bibbia visigotica del IX secolo, il Codex Legum Longobardorum del Mille ed un interessante Museo, chiuso da più di tre anni per lavori di restauro. «Hanno bisogno di interventi - prosegue l'Abate Chianetta - anche gli appartamenti abbaziali. Una volta di una stanza per l'umidità si è rigonfiata e rischia di crollare. La comunità monastica non può intervenire economicamente per l'esosità dei fondi occorrenti. La Soprintendenza di Salerno ha preparato alcuni progetti, che per il momento sono fermi, perché gli aiuti economici provenienti dall'otto per mille destinati dallo Stato sono fermi e chissà quando si sbloccheranno». Stando così le cose, uno dei più bei monumenti dell'Italia meridionale, fondato nel 1011 da Alferio, nobile salernitano di origine longobarda, formatosi a Cluny, rischia di essere completamente dimenticato ed alcune sue strutture di restare chiuse al pubblico per chissà quanto tempo ancora. La prima impressione è di un edificio di modeste dimensioni, ma l'apparenza inganna, perché la facciata nasconde un grandioso complesso monumentale. Nel museo vengono conservati, in una vasta sala del XIII secolo, innumerevoli oggetti d'arte (sculture e quadri preziosi, collezioni ed altri reperti archeologici), una Madonna con Santi, una tavola senese del XV secolo, un cofanetto d'avorio del XI sec., un Polittico di scuola leonardesca attribuito ad Andrea Sabatini, tele di pittori caravaggeschi, numerosi reperti archeologici, una collezione numismatica completa ed ordinata per le zecche longobarde e normanne di Salerno, maioliche abruzzesi e vietresi e Codici Miniati. Questo cospicuo patrimonio è dovuto in massima parte all'opera dei monaci o di altri artisti per commissione degli stessi. Anche la ristrutturazione del teatro "Alferianum", all'interno del monastero, non è stata completata. Con i suoi 500 posti è attrezzato per accogliere spettacoli di alto livello e convegni anche a carattere internazionale, disponendo di un'apparecchiatura per la traduzione simultanea in quattro lingue. L'ultima manifestazione risale ormai al dicembre del 1996. «Per fare in modo che la Badia possa ben conservarsi e lottare contro l'usura del tempo - conclude l'Abate Chianetta - deve quanto prima essere di nuovo inclusa nel cosiddetto circuito costante di finanziamenti annuali, come era qualche tempo fa. E soprattutto, gli enti che elargiscono i fondi devono essere molto concreti». In sintesi, bisogno fare presto e non perdere tempo. Parole sobrie, ferme ed accorate, quelle di Mons. Chianetta, che richiama le istituzioni che rappresentano la comunità a farsi carico della tutela di un inestimabile patrimonio di fede e di cultura.
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