Tu sei qui: CronacaA colloquio con... Christian Frascella
Inserito da La Redazione (admin), giovedì 10 maggio 2012 00:00:00
Una Torino alle prese con una confusione sociale e politica. Bet, una ragazza di soli 17 anni, vive un disagio personale e familiare. Il padre, dopo un grave lutto in famiglia, fa perdere le sue tracce, “costringendola” ad “adattarsi” al nuovo compagno della madre. Il tempo passa e nella sua mente balenano mille pensieri, finché un giorno, approfittando dell’occupazione del Liceo Scientifico che frequenta, grida al mondo il suo malessere.
È “La sfuriata di Bet”, il nuovo romanzo di Christian Frascella, che lo scorso marzo è stato ospite della rassegna letteraria “Primavera Einaudi 2012”, promossa dal Comune di Salerno - Assessorato alla Cultura, dal Punto Einaudi di Salerno e dall’Associazione culturale “Koinè” in ricordo del centenario dalla nascita di Giulio Einaudi.
Dal rapporto con la prestigiosa Casa Editrice Einaudi alle vicende che lo hanno portato a raccontare la storia di una giovane “disagiata”, dall’importanza dei valori nella società attuale al ruolo ricoperto oggigiorno dalla donna: sono solo alcuni degli spunti di riflessione tracciati dal giovane scrittore e sceneggiatore torinese, che ha debuttato nel 1997 scrivendo per “Inchiostro”, rivista per scrittori esordienti. Il suo primo romanzo, “Mia sorella è una foca monaca”, è stato pubblicato per Fazi Editore nel 2009. L’anno dopo, sempre per Fazi Editore, è tornato in scena con “Sette piccoli sospetti”. E nel 2011, con Einaudi Editore, ha scritto “La sfuriata di Bet”.
Christian, “La sfuriata di Bet” è il tuo ultimo lavoro editoriale, ma primo con la Einaudi. Quali sono stati i fattori che ti hanno portato a lavorare con la Casa Editrice di Torino?
Innanzitutto, devo ammettere che già la collaborazione con la Fazi Editore ha rappresentato per me un motivo di vero orgoglio. E dopo aver onorato il rapporto che mi legava ad essa sono passato con la Einaudi, dalla cui spiccata capacità di far quadrare i conti sono stato positivamente colpito. In particolare, sono stato contattato da Dalia Oggero, editor di Einaudi Torino, un paio di settimane dopo l’uscita di “Mia sorella è una foca monaca”. Aveva appena terminato la lettura e ne era entusiasta. A lei, infatti, piace il meticciato nella narrativa, non lo stile asettico, e per questo, a suo parere, potevo “rientrare” appieno nella collana Coralli.
Da dove nasce la storia di Bet? Ciò che descrivi prende spunto dalla realtà?
La storia di Bet è una storia possibile, ma non vera. A me non piace riprendere la realtà, ma inquadrare la società senza scendere nell’antropologismo. Bet è un personaggio venuto fuori dall’esigenza di raccontare il Paese dei nostri tempi tramite gli occhi di un “ingenuo”. Un Paese confuso politicamente e socialmente, dove i continui scioperi sindacali e le manifestazioni studentesche ne sono solo una prova. E proprio partendo da questo ed attraverso ciò che Bet pensa riguardo il mondo che la circonda, ho cercato in 200 pagine di fotografare l’Italia, senza però mai giudicarla.
Che influenza ha per te il valore della famiglia nella formazione della persona?
La famiglia è il nucleo portante che “struttura” ogni persona. La mamma, il papà, i nonni: tutte figure che con i loro consigli, i loro insegnamenti e le loro esperienze ci formano a quello che verrà. In Bet, però, questi valori un po’ latitano. La sua famiglia è sfasciata, il rapporto con la madre si è deteriorato dopo che il padre, a seguito di un grave lutto, le ha abbandonate e lei si ritrova a “combattere” con il nuovo compagno della mamma.
Com’è vista la donna, a tuo parere, nella società odierna?
Basta accendere la tv tutte le sere per rendersi conto di come faccia soprattutto da “contorno” al maschio. Oserei parlare proprio di “donna oggetto”: deve presentarsi sempre in forma e mai prevaricare il presentatore.
Bet è una ragazza di Torino con disagi familiari e personali. Tu che sei stato in giro per le scuole della provincia di Salerno, hai riscontrato casi simili? E, se sì, quali le analogie e le differenze che hai notato?
Le differenze non sono poi tanto sostanziali. I ragazzi sia del Nord che del Sud sono piuttosto refrattari ad esprimersi, tendono a rimanere chiusi ed a non comunicare quelle che sono le proprie identità o le proprie problematiche. Tutto sommato, nelle scuole di Salerno e provincia non ho ritrovato una Bet potenziale, forse proprio per le difficoltà che dicevo pocanzi.
Bet, inoltre, dopo la “sfuriata” viene “caricata” sul web dagli amici. Qual è la potenzialità dei social media e come i ragazzi dovrebbero utilizzarli?
Ho sempre ritenuto che tante voci messe assieme fanno una cacofonia indefinita e che i social media utilizzati da soli non possono portare a risultati altrimenti raggiungibili mediante azioni fisiche, come manifestazioni, scioperi, cortei e quant’altro. Spesso, infatti, ci si chiude dietro facebook o twitter per parlare di sé. In privato tanti ragazzi “strillano”, c’è insomma una voglia di ribellione, che però dal vivo non si riscontra. Non tutti hanno voglia di cambiare le cose anche perché, forse, non sanno nemmeno come fare. Pertanto, il mio invito è quello ad aprirsi ed a scendere nelle piazze.
Che significa per te prendere parte alla rassegna “Primavera Einaudi”?
È sempre un grande onore, ti senti investito delle problematiche e di tutti gli sforzi compiuti negli anni dall’indimenticabile Giulio Einaudi per portare ad essere la Casa Editrice una delle più autorevoli d’Italia, e non solo. Poi per me, che sono nato a Torino e cresciuto in mezzo ai “bianchi” dello Struzzo, è un sogno che si realizza. Diciamo che quando immaginavo di fare lo scrittore, quel sogno aveva a che vedere con la pubblicazione di un mio libro in una collana Einaudi, con la quale oggi mi auguro di collaborare per sempre. Celebrare, poi, il centenario di Giulio Einaudi assieme a tanti illustri e prestigiosi scrittori è un ulteriore orgoglio e responsabilità. Ed in questo rivolgo un sentito grazie anche e soprattutto all’Associazione culturale “Koinè”, che, assieme al Comune di Salerno ed al Punto Einaudi di Salerno, ha dato vita ad un’importantissima kermesse letteraria.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
Continuerò a dedicarmi e ad impegnarmi nella scrittura. In questo mi ritengo molto fortunato, perché il mio hobby è allo stesso tempo la mia professione. Ho già improntato la bozza per il mio quarto libro, di cui anticipo solo che sarà un’autentica “sterzata” rispetto ai precedenti.
Ringraziando Christian Frascella per la disponibilità e l’attenzione concessaci, a noi della Redazione non resta che augurargli tanta fortuna per il prossimo lavoro editoriale e per tutti i progetti che verranno.
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