Tu sei qui: Territorio e AmbienteA Salerno "La Lupa" di Antonello De Rosa e Nadia Rinaldi è un omaggio al coraggio delle donne
Inserito da (Redazione), domenica 29 settembre 2019 10:04:10
di Antonio Di Giovanni
Una "Lupa" avvincente, carica di pathos ed emozionate, quella andata in scena a Salerno, al Teatro Sociale, per la regia di Antonello De Rosa, con una immensa Nadia Rinaldi ed un meraviglioso gruppo di 50 stagisti del corso del regista salernitano, che hanno rapito, incantato ed emozionato la platea.
"La Lupa" è una novella della raccolta" Vita dei campi" di Giovanni Verga, pubblicata nel 1880, ma sembra essere stata scritta oggi, tanto è attuale e profondo il tema della donna in una società sempre più violenta e indifferente.
A fare gli onori di casa, Pasquale Petrosino ed in prima fila a ricevere il premio "Scena Teatro" 2019, tutti al femminile e per l'impegno teatrale profuso attraverso una lunga e proficua carriera teatrale, Lucia Sardo, Vladimir Luxuria, Gio' di Sarno, Margherita Rago e Nadia Rinaldi.
Lo spettacolo ha visto in scena una rivisitazione della novella di Verga, redatta da Antonello De Rosa, il quale ha "catturato" dalle sue attrici, che in scena si alternavano nel ruolo della "lupa", la sensualità animalesca e conturbante (sottolineata dalla ripetizione delle "...labbra rosse..."), l'esclusione dalla cerchia chiusa della comunità di paese e addirittura il paragone diabolico (..."con quegli occhi di satanasso"...) e l'aggressività (..."che vi mangiavano ..."). Una novella dove la donna rappresenta tutto ciò che è estraneo (e quindi, peccaminoso e malvagio) alla mentalità popolare, tanto da riecheggiare, nel proprio soprannome "gna' Pina" che la accomuna al mondo animale e ad un animale pericoloso, ma come tutte le donne, il suo amore e le sue passioni, sono rese vane da un mondo che non accetta il ruolo di una donna capace di amare ma di dire anche no.
Una commedia che con tutti i suoi attori, alcuni veramente da tenere d'occhio, hanno messo nella recitazione passione, dolore e tragedia, ognuno di loro, con il cambiamento repentino dei ruoli principali, interpretati a turno, in scena dagli stagisti, ha dato un senso, un "colore", una esclusiva visione della novella, senza mai far venir meno l'attenzione del pubblico. Poi, una immensa Nadia Rinaldi, una "lupa" vera, una donna che ha portato in scena, attraverso il personaggio di Verga, la sua vita, il suo vissuto, il suo passato, il suo essere Nadia Rinaldi, fiera di esserlo stato e soprattutto con la pretesa e la consapevolezza di continuare ad essere Donna, Attrice, Libera. Una interpretazione da brividi, contraddistinta dai suoi occhi che cercavano, scrutavano, "pregavano", occhi che alla fine hanno pianto, e non di un pianto scenico, ma di un pianto vero, liberatorio, come se nella "lupa" lei avesse rivisto se stessa, le sue passioni non capite, il suoi errori e le sue rinascite, la sua voglia di gridare al mondo la sua storia fatta di sacrifici, di rinunce, di pianti e di porte sbattute in faccia. Una donna che come tutte le donne, oggi, non vogliono più essere considerate "lupe", ma Donne, che amano, che hanno il diritto di amare chi vogliono, di lasciare se capiscono che è finita, di ridere e di guardare in faccia la loro vita, quella che hanno scelto, senza avere paura di pregiudizi e di quegli uomini, quelli si, che per sentirsi "lupi", continuano e continueranno ad esser solo..."animali"!
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