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Tu sei qui: SezioniStoria e StorieLa leggenda dell'estate di San Martino
Scritto da (redazione), mercoledì 11 novembre 2015 10:06:28
Ultimo aggiornamento mercoledì 11 novembre 2020 09:20:18
L'11 di novembre si fa memoria liturgica di San Martino di Tours, protettore dei pellegrini, dei viandanti di un tempo. La leggenda vuole che un giorno, con ogni probabilità il 10 o l'11 novembre del trecento dopo Cristo, mentre usciva a cavallo da una delle porte della città francese di Amiens, dove viveva, Martino vide un povero, mezzo nudo e tremante per il freddo. Il militare romano non cristiano ma dall'animo nobile di impietosì e sguainò la spada, tagliò il suo bel mantello di lana e ne diede la metà al povero. Immediatamente il sole si mise a scaldare come fosse estate. Per questo motivo "l'estate di San Martino" identifica la prima metà di novembre in cui spesso accade che le temperature tornino più gradevoli (proprio come oggi!). In effetti la tradizione vuole che, più per una logica legata a ragioni meteo climatiche, che per credenze popolari, il giorno di San Martino coincida quasi ogni anno una bella giornata di sole negli ultimi secoli sfruttata dalle famiglie contadine, per traslocare le aziende a termine della stagione agricola, secondo le regole della mezzadria.
La festa dei cornuti, è poi, una delle più curiose tradizioni associate alla festa di San Martino. Alcuni studiosi ritengono che questa derivi dal fatto che nel Medioevo si svolgevano, in quel periodo dell'anno feste e fiere di animali con le corna. Altri, invece, la associano al potere rappresentato dai copricapo a forma di corna, come le corone o le mitre dei vescovi.
Ma la festa di San Martino dell'11 novembre, giorno della sepoltura del Santo, è vissuta in diversi modi: in Germania ad esempio dà inizio alle Feste di Natale, per la quale i bambini organizzano una processione con le lanterne e recitano una filastrocca propiziatrice. In Italia la Festa di San Martino fa rima con festa del vino, infatti, l'11 novembre viene "battezzato" il vino novello durante allegri banchetti, accompagnato da carne, castagne arrosto e frutti di stagione. Questa tradizione è celebrata anche in una celebre poesia di Giosuè Carducci intitolata appunto San Martino:
«La nebbia a gl'irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de' tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira su' ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.»
San Martino di Tours nacque intorno al 317 d.C. ed è stato uno dei primi santi non martiri della Chiesa Cattolica. Figlio di un tribuno della legione, rivestiva la carica di "circitor" nella Gallia, dove visse l'esperienza che cambiò per sempre la sua vita e lo consegnò alla storia, alla leggenda e alla santità.
La leggenda narra che San Martino, una notte, mentre ispezionava i posti di guardia, incontrò un misterioso mendicante, il quale non avendo che pochi stracci addosso, era preda del freddo intenso. Così, il nobile Martino si dispiacque per quel poveraccio e gli offrì metà del suo caldo mantello militare, tagliandolo con la spada. Martino, militare romano non cristiano, andò a riposarsi e quella notte sognò Gesù che, vestito del suo mantello, raccontava agli angeli del soldato Martino che lo aveva riparato col suo mantello. Se questo sogno lo aveva profondamente impressionato, si può immaginare cosa provò San Martino quando trovò, al risveglio, il suo mantello completamente integro.
San Martino, dopo la mistica esperienza, si convertì, fu battezzato e dopo vent'anni di carriera militare, divenne Vescovo di Tours, dove acclamato dai suoi cittadini, proseguì umilmente fino alla morte la sua opera pastorale. Il suo mantello miracoloso divenne reliquia e fu conservata dai Re Merovingi. Da allora chi conservava il mantello corto, detto appunto "Cappella", venne definito cappellano.
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