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Scritto da La Redazione (admin), giovedì 10 maggio 2012 00:00:00
Ultimo aggiornamento giovedì 10 maggio 2012 00:00:00
Nel bigliettino ritrovato nella tasca dei pantaloni aveva parlato di fallimento della sua vita. Ma più che come sconfitta personale, quella di Generoso Armenante, 48enne originario di Cava de’ Tirreni, ma residente nei pressi dello stabilimento dell’Hdc di Salerno (dove svolgeva la funzione di custode), è da leggere come il disastro dell’intero Gruppo Cavamarket.
Erano le 16.00 di ieri pomeriggio, mercoledì 9 maggio, quando il feretro dell’ex dipendente dell’azienda di Antonio Della Monica giungeva al Santuario di San Francesco e Sant’Antonio di Cava de’ Tirreni. Ad attenderlo lo strazio e la solidarietà di amici, parenti e colleghi, che hanno voluto accompagnarlo nell’ultima tappa della sua esistenza terrena.
Generoso Armenante ha lasciato una moglie e due figli. Il più piccolo di soli 10 anni ed una ragazza di 18, la stessa che martedì scorso aveva ritrovato il padre senza vita impiccato ad una pensilina vicino casa. «Un uomo corretto, dedito al lavoro ed alla famiglia», come lo ha descritto Padre Luigi Petrone nell’omelia della Messa funebre. La stessa dedizione alla famiglia che, con molta probabilità, ha spinto l’uomo al folle gesto.
Oltre che dal licenziamento, l’ex dipendente di Cavamarket era stato da poco raggiunto dall’ordine di sfratto dall’abitazione sita in via Stefano Brun, nella zona industriale di Salerno, dov’era sita tra l’altro la sede legale dell’Holding D’Andrea Company. Non ce la faceva più a sopportare la mancanza di una retribuzione fissa ed il pensiero di dover affrontare anche il peso dell’abbandono di casa lo ha portato a decidere di farla finita.
«Mi sento un fallito, così non posso andare avanti», ha trascritto nel messaggio lasciato ai familiari. Ma, come si diceva, l’insuccesso della sua vita sarebbe da collegare alle sorti del Gruppo per cui dal 1995 svolgeva l’attività di addetto alla guardiania presso lo stabilimento salernitano di via Brun.
E, come per un gioco del destino, sempre ieri presso il Tribunale di Salerno, il giudice per l’udienza preliminare, Dolores Zarone, ha disposto il rinvio a giudizio per il patron Della Monica e gli altri imputati del crac Cavamarket: Salvatore, Marcello, Giovanni, Massimo e Vincenzo D’Andrea (tutti di Cava de’ Tirreni), Luigi Lamberti e Maria Immacolata Apicella (anch’essi metelliani), Rosario Caputo e Carlo Catone (esponenti della “2C S.p.a”), Raffaele Capasso, Giuseppe Esposito, Giovanfrancesco Capasso, Lucio Stabile, Francesco Fusco, Adolfo Accarino, Raffaele Giglio e Domenico Rapisarda (a vario titolo coinvolti nel “buco” da circa 300 milioni di euro).
Costoro dovranno presentarsi il prossimo 10 ottobre dinanzi ai giudici della I Sezione penale del Tribunale di Salerno. Su di loro pende l’accusa, formulata dal pm Francesco Rotondo, di bancarotta fraudolenta in concorso, maturata mediante la distrazione dei beni rientranti nel patrimonio del Gruppo “Cavamarket - Hdc”. Nello specifico, gli imputati avrebbero trasferito beni del Gruppo ad altre società collegate, sottraendoli alla disponibilità dei creditori e della stessa curatela fallimentare.
In altre parole, gli imputati si sarebbero resi protagonisti di cessioni di quote di partecipazioni di società, di fusioni e di scissioni prima e durante le procedure fallimentari, ad un prezzo inferiore rispetto ai valori iscritti in bilancio. Tra questi episodi spicca, ad esempio, la cessione in fitto da parte della Gds (altro ramo aziendale afferente al Gruppo di Antonio Della Monica) di 8 punti vendita a favore della “2C S.p.a.” dei casertani Caputo e Catone, pochi giorni prima della dichiarazione di fallimento.
Un differente percorso, invece, hanno seguito Marco Senatore, Roberto e Raffaele D’Andrea, i quali hanno scelto la strada del patteggiamento. Ai primi due già alcuni giorni fa il giudice Zarone ha comminato la pena di 2 anni ed 8 mesi, al terzo quella di 2 anni e 6 mesi.
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