Tu sei qui: PoliticaMozione di sfiducia dall'opposizione
Inserito da (admin), venerdì 29 ottobre 2004 00:00:00
L'opposizione è al lavoro. Le segreterie politiche stanno mettendo a punto una grande mobilitazione generale. E già nel pomeriggio di oggi, a Palazzo di Città, nella sede dei gruppi dell'opposizione, il centrosinistra si presenta con una conferenza stampa. Ma accanto ai tradizionali partiti dell'opposizione presenti in Consiglio comunale, Rifondazione comunista, Ds, Verdi e Margherita, si stanno organizzando i gruppi ed i movimenti che si riconoscono nell'ambito della sinistra, l'Ulivo ed Oltre, il gruppo di D'Acunzi, ma anche lo Sdi e l'Udeur, non presenti in Consiglio comunale. «Il centrodestra ha fallito, ora tocca a noi offrire alla città la prospettiva di ripresa», afferma Antonio Pisapia, segretario dello Sdi. E l'Udeur incalza. «Occorre recuperare il tempo perduto e non attardarci in inutili discussioni, ma restituire alla città un governo forte, democratico e capace di uscire dalle secche in cui ci siamo arenati con il centrodestra», dichiara il coordinatore cittadino dell'Udeur, Germano Baldi. Già nella conferenza stampa di oggi, intanto, i partiti dell'opposizione in Consiglio comunale annunceranno la presentazione della mozione di sfiducia al sindaco Messina. Ragni (Margherita), Passa (Patto per Cava), Musumeci (Rifondazione comunista) ed i diessini Armenante, Coppola, Pisapia e Salsano sono decisi e sottolineano che ormai Messina è stato sfiduciato dai suoi e dalla città: «Bisogna prenderne atto ufficialmente ed offrire la possibilità all'elettorato di esprimersi sul proprio futuro». Anche il gruppo politico "Polis", che fa capo all'ex assessore e consigliere comunale democristiano Enzo Gallo e che si è reso in questi anni interprete delle esigenze della gente, ha chiesto a Messina di dimettersi: «In tutti questi anni ha dimostrato una gestione politico-amministrativa approssimativa, favorendo sempre più il distacco tra il Palazzo e la Città. Oggi lui stesso è prigioniero di quel Palazzo e se vuole diventare libero deve dimettersi. Rende un servigio a se stesso ed alla città».
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