Tu sei qui: Politica‘Le Ginestre', Messina e Senatore oggi in aula
Inserito da Il Mattino (admin), giovedì 3 ottobre 2002 00:00:00
Già rinviati a giudizio dalla Corte dei Conti, questa mattina l'attuale sindaco di Cava, Alfredo Messina (nella foto), ed il capogruppo di Alleanza Nazionale alla Provincia, Alfonso Senatore, saranno ascoltati dai giudici della Sezione napoletana sul caso "Le Ginestre", la lunga vicenda giudiziaria partita nel dopo terremoto con la realizzazione di un campo prefabbricati in un suolo di proprietà, appunto, della cooperativa "Le Ginestre". Per oggi si attende anche il giudizio della Corte dei Conti, che dovrà decidere se archiviare il procedimento o condannare i due noti personaggi cavesi al pagamento del risarcimento del presunto danno arrecato all'Erario comunale (circa 78 milioni delle vecchie lire). Prima di loro, altri politici metelliani, coinvolti come esponenti delle diverse Giunte comunali (si tratta di Raffaele Fiorillo, Alfonso Laudato, Carmine Adinolfi, Salvatore Adinolfi, Eligio Canna, Ester Cherri, Vincenzo Galotta e Vincenzo Lamberti), hanno ottenuto l'archiviazione. Resta ancora in discussione, invece, la responsabilità contabile di Alfredo Messina ed Alfonso Senatore (nella foto), all'epoca dei fatti rispettivamente responsabile dell'Ufficio Legale ed assessore ai Lavori Pubblici, con delega di vicesindaco, dal 1991 al 1992. Il caso "Le Ginestre" risale al 1983, quando l'Amministrazione comunale di allora decise la costruzione di un campo prefabbricati in località San Pietro, occupando un suolo di proprietà della suddetta cooperativa, i cui proprietari, dopo qualche anno, chiesero in prima battuta di rendere libero il terreno (richiesta che non poteva essere accolta visto, il protrarsi dell'emergenza casa) ed in secondo luogo il pagamento del fitto, calcolato considerando il suolo come terreno per uso edificatorio. Da qui il contenzioso. L'allora Amministrazione comunale chiese al responsabile dell'Ufficio Legale, nella persona di Alfredo Messina, un parere tecnico sulla vicenda. Secondo l'attuale sindaco metelliano, il terreno era agricolo e, dunque, non andava pagato come edificabile. Nacque, così, una causa giudiziaria, terminata con una transazione, in base alla quale l'Amministrazione si impegnava a pagare il fitto del terreno e gli interessi maturati, circa 70 milioni. Su questa somma si è posata la lente della Corte dei Conti. I giudici, infatti, hanno ipotizzato il «reato» di danno all'Erario: qualora il fitto dei terreni fosse stato pagato subito, l'Amministrazione non avrebbe dovuto sobbarcarsi anche la spesa degli interessi.
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