Tu sei qui: Politica"La città è governata, resto al mio posto"
Inserito da (admin), lunedì 17 dicembre 2007 00:00:00
Sulla crisi politica, l'ombra dello scioglimento del Consiglio comunale, le elezioni anticipate, interviene il sindaco Luigi Gravagnuolo. Qual è la verità? «Quella di sempre. Se ci sono, come di fatto oggi ci sono, le condizioni per amministrare la città, concentrati sulle cose da fare con rettitudine e con efficacia, andiamo avanti alla grande, come credo che stiamo facendo. Se viceversa si dovessero determinare condizioni di ricattabilità oggettiva del sindaco da parte di singoli, di imposizione di una logica di contrattazione permanente di posti e di visibilità, la città pagherebbe un costo troppo alto. Ed io non sarei disposto a coprire tale situazione».
Ma queste condizioni si sono determinate o si stanno determinando? «Come ho detto sopra, non si sono determinate, ma c'è un rischio. A proposito di questo rischio, intendo ribadirlo con chiarezza, non mi lascerò prendere prigioniero. Voglio rassicurare quella parte della città che sta apprezzando il nostro lavoro: resterò al mio posto solo fino a quando avrò ragionevoli motivi per ritenere possibile, con l'attuale composizione politica e l'attuale quadro di collaboratori, governare bene. Non un minuto di più».
I partiti come reagiscono? «Con i partiti di maggioranza, tutti, compresi quelli che avevano sostenuto la mia candidatura, ma non sono rappresentati in Consiglio, ho un ottimo rapporto. Riconosco loro un'attitudine ad apportare contributi propositivi all'azione amministrativa e mi rendo conto che ciascuno di essi ha problemi interni da gestire. Non si tratta di un dato cavese, è il primo effetto della più generale crisi di tenuta dei partiti in Italia in questo scorcio di secolo. Pur con queste difficoltà, i partiti stanno aiutando la città ed il sindaco ad affrontare ed a risolvere i problemi sul tappeto. D'altra parte, l'infondatezza di una mia presunta volontà di liberarmi dei partiti in chiave personalistica (il cosiddetto partito del sindaco), trova smentita evidente nell'attuale composizione della Giunta, nella quale non c'è un solo assessore che non sia stato indicato dai partiti, senza mie intromissioni di sorta, né una delega non concordata. Paradossalmente, spesso mi capita di essere più io quello che difende le scelte dei partiti, che i partiti stessi».
Come leggere l'appello all'Udc? «Come la reiterazione di una coerenza di volontà politica. Sin dalla campagna elettorale ho affermato che Cava aveva ed ha bisogno di coesione, di mettere da parte le logiche distruttive del tutti contro tutti, e che, se fossi stato eletto, avrei tenuto sempre aperte le porte a quanti avessero avuto la buona volontà di pensare per qualche anno solo a Cava ed al suo futuro. L'ho ribadito nel discorso di insediamento, l'ho ripetuto più volte e, nell'ultimo Consiglio, di fronte ad un'evidente dissociazione dell'Udc da logiche ostruzionistiche, mi è parso giusto dire: se non lo avete ancora capito, ve lo ripeto, se volete uscire dal limbo, io sto qua. Ma non c'è ad aspettarvi un vitello grasso da consumare, solo lavoro da dare alla città. Facciano poi loro quello che credono».
Un messaggio alla città? «Facciano tutti buone ferie e si sentano sicuri. Non sono un temerario, né una persona instabile. Resterò al mio posto a lavorare per Cava come ho fatto finora, senza concedermi un attimo di tregua. Se dovessi prendere altre decisioni, saranno riflettute, meditate e prese unicamente per il bene della città. L'unica cosa che non permetterò a nessuno sarà l'eventuale velleità di ricattare il sindaco, e con esso tutta la città, per fini personali».
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