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Politica

Il Tar boccia Messina

Inserito da (admin), venerdì 2 settembre 2005 00:00:00

Respinto il ricorso dell'ex sindaco Alfredo Messina contro la sospensione del Consiglio comunale e dello stesso sindaco. I giudici hanno ritenuto infondati i rilievi sollevati. Il verdetto è stato accolto in città con grande indifferenza. Per molti il capitolo è chiuso ed attendono la tornata elettorale per esprimere il loro pensiero su tutta la vicenda. Una storia amara. Messina eletto con un largo consenso, con una coalizione ampia, viene sfiduciato dalla sua stessa maggioranza, cui si aggiungono i voti della minoranza. Ma ha lasciato anche non pochi segni. Giovanni Campanile, uno dei promotori del pronunciamento contro Messina e costituitosi davanti al Tar, assistito dall'avvocato Marcello Feola, è amareggiato: «I giudici hanno riconosciuto che la decisione della maggioranza di dimettersi si era concretizzata e che la mancata osservanza dell'onore di presentazione dell'atto o degli atti di dimissione non incide sulla validità e sull'efficacia delle dimissioni. Ma a prescindere da tutto ciò, Messina doveva prendere atto che c'era stata una volontà maggioritaria nel Consiglio comunale, condivisa dalla città, contraria al suo operato. Il suo accanirsi rende ancora più valido il nostro operato». Giovanni Baldi, l'ex presidente del Consiglio comunale, accoglie il verdetto con un "no-comment" e guarda già all'aprile del 2006. É il candidato sindaco dell'Udc e del movimento politico "Progetto Cava" con Marco Galdi. Nessuna sorpresa per il diessino Marco Ascoli: «Era prevedibile il rigetto. Il ricorso era pretestuoso e fondato sul nulla. Si chiude così un periodo buio dell'attività amministrativa». Anche i diessini sono ormai impegnati per le prossime amministrative, in particolare sul controllo dell'operato del commissario prefettizio e sulla scelta del candidato e del programma per la coalizione del centrosinistra. Pierfederico de Filippis invita a guardare avanti: «Messina ricorrerà al Consiglio di Stato e credo che possa trovare attenzione non il merito della questione, già sviscerato dai giudici del Tribunale amministrativo, quanto il principio, correggendo la legge di istituzione, che occorre anche salvaguardare la figura del sindaco eletta dal popolo direttamente e non dai partiti». Duro Alfonso Senatore: «Poteva risparmiarsi questa ultima sceneggiata, per tutti il caso è chiuso». E Messina? Il suo entourage fa sapere: «E' sereno, ma non demorderà. Ricorrerà al Consiglio di Stato. Non è un capriccio, né la velleità del potere, ma è la difesa della dignità di un sindaco eletto con ampio suffragio dal popolo e pugnalato nel chiuso di uno studio notarile, eludendo il pubblico dibattito e la difesa concessa, come vuole la democrazia, a tutti». Sussurrano gli amici dell'ex sindaco: «Hanno avuto paura di pronunciare un no a Messina alla luce del sole, ma la città ha compreso e certamente saprà giudicarli al momento opportuno. Il gruppo Messina continuerà la sua battaglia per la città e per la difesa di quel progetto che essa ha approvato e che è rimasto incompiuto, anche se molto è stato fatto ed avviato».

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