Tu sei qui: PoliticaIl sindaco manda a casa gli assessori
Inserito da (admin), mercoledì 27 ottobre 2004 00:00:00
Messina sempre più solo. Sfiduciato nettamente in Consiglio comunale, non si dimette, anzi azzera la Giunta e manda casa gli assessori dell'Udc, di Forza Italia e del Pdc. Compatti nel voto contrario An, Udc, 3 esponenti di Forza Italia e l'opposizione (Ds, RifC, Verdi e Margherita). L'azzurro Renato Salerno si dimette da capogruppo, contestando Messina. Dunque, una seduta consiliare che ha mantenuto le aspettative. Si sapeva che la rivolta dell'Udc e di alcuni consiglieri comunali avrebbe provocato la crisi del Palazzo. Tutti si attendevano le dimissioni di Messina, anzi qualcuno sussurrava che le aveva già scritte. Ed invece, ha mandato lui a casa tutti, rimanendo al timone della navicella. «Si è autonominato commissario prefettizio», ha ironizzato il capogruppo di Rifondazione Comunista, Francesco Musumeci, che ne chiederà la sfiducia. Da domani, infatti, Messina amministrerà senza Giunta, avendo assunto tutte le deleghe. Armenante, Musumeci, Salsano, Passa e Ragni hanno sottolineato nei loro interventi lo sfascio della maggioranza e la crisi che si trascina da tempo. «Messina deve dimettersi perché c'è caos ed il centrodestra è stato un fallimento per la città», ha affermato Antonio Armenante. An, con Cannavacciuolo e Palumbo, ha ribadito che la sua richiesta era rivolta essenzialmente a restituire al Consiglio comunale il suo ruolo politico, venuto a mancare in questi anni. Giovanni Salsano dell'Udc ha sostenuto che non è un voto politico, ma un richiamo per tutti alle proprie responsabilità. All'ordine del giorno di ieri la modifica del regolamento delle sedute consiliari, riportando da 11 a 16 il quorum utile per la validità (modifica passata con 20 voti favorevoli contro 11 contrari). «Una richiesta - hanno confermato Musumeci, Passa e Ragni - che fa giustizia di un atto di dittatura della maggioranza portato avanti un anno fa». Ma sul banco degli imputati è la gestione Messina e con essa la tenuta politico-amministrativa del centrodestra. «Eravamo entrati per smuovere certe situazioni, rivisitare il programma, razionalizzare la gestione, ma abbiamo lottato contro un muro. Di qui la nostra dura posizione», ha spiegato Giovanni Cannavacciuolo. Salerno, ormai ex capogruppo FI, ha difeso la richiesta della modifica: «Nei mesi scorsi siamo stati noi dissidenti a chiederne la revisione, ma non fummo seguiti. Oggi ci viene restituita la possibilità e, coerentemente, la appoggiamo con il nostro voto favorevole». Accompagna la dichiarazione con una battuta al vetriolo: «Anche per sconfiggere il partito del sindaco, emerso in queste ore sempre più arrogante». Prima Durante, stigmatizzando la speculazione dell'opposizione, e poi lo stesso Messina hanno difeso la legittimità del governo e del loro no alla modifica. Il sindaco ha messo sotto accusa tutto e tutti.
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