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Politica

Gravagnuolo: "Addio privacy, ora corro da sindaco"

Inserito da (admin), giovedì 12 maggio 2005 00:00:00

Da uomo-macchina nei Comuni di Salerno oggi (è direttore di staff del sindaco Mario De Biase) e di Baronissi ieri (è stato city manager con Giovanni Moscatiello dal '99 al 2001) a (possibile) candidato sindaco nella sua Cava de'Tirreni. Luigi Gravagnuolo, non si sente un po' catapultato dal "dietro le quinte" alla prima linea della politica? «Catapultato? Certo... È un ruolo che richiede di stare molto sotto i riflettori. Ed io, finora, non ho avuto compiti da primo attore». Le piace l'idea di averli? «Diciamo che avverto un misto di sentimenti. Può sembrare una dichiarazione emotiva, ma io nutro un amore viscerale verso Cava ed i cavesi. E questa circostanza, per la prima volta, mi ha fatto sentire ricambiato. Se c'è una parte consistente della mia città e del mio partito (i Ds, ndr) che mi ritengono in grado di assumere una responsabilità così impegnativa e di rilievo, è chiaro che mi fa piacere. Al tempo stesso, inizialmente, ho provato sbandamento all'idea di dover mettere in conto la necessità di uscire sul palcoscenico, di cambiare il mio modo di rappresentarmi e rapportarmi agli altri. Io che finora sono stato così geloso della privacy». Il suo nome l'hanno fatto i Ds di Cava. Con lo zampino di Vincenzo De Luca, di cui è amico da sempre? «L'indicazione sul mio nome è venuta dalla direzione cittadina dei Ds cavesi. All'unanimità. De Luca? Non ne abbiamo ancora parlato. Ma io confido che lui possa valutare la cosa con attenzione. Anzi, che possa stare vicino a me ed alla città dei suoi figli, che sono nati a Cava, più di quanto non abbia già fatto finora». E De Biase, con cui lei lavora gomito a gomito a Salerno? Seguirà il suo percorso, da braccio destro di De Luca a sindaco? «Speriamo. Mi auguro di dimostrare sul campo la forza politica, oltre che amministrativa, di Mario, il quale è uno che sa tenere insieme la coalizione. E non era facile». Ma lei è un tecnico o un politico? «Un uomo di governo». Insomma, passare da manager ad aspirante sindaco, senza essersi mai misurato prima con altri impegni elettorali, lo trova giusto? «Credo di aver dimostrato con il lavoro concreto di essere potenzialmente in grado di gestire la macchina amministrativa. L'idea di propormi alla città non è un'avventura, né la scelta di uno che magari anche generosamente fa politica, ma non ha esperienza di governo». Anche per lei, come per De Biase, potrebbe non essere facile. A Cava molti nel centrosinistra invocano le primarie. Le accetterebbe? «Io farò quello che mi chiede il partito. Non ho difficoltà a sottopormi alle primarie. Ma da cattolico devo dire che rispetto alle primarie sono un po' scottato. Le prime le fece 2000 anni fa Ponzio Pilato, che non sapeva prendere una decisione su Gesù Cristo. E la decisione del popolo non fu un bel vedere... Credo che un ceto politico, un'alleanza di partiti che voglia proporsi alla guida di una comunità, e non sia capace di fare la prima scelta indicando il nome del candidato sindaco, parta col piede sbagliato. La prima prerogativa di una buona amministrazione è la capacità di saper decidere». Poi c'è chi preferirebbe un candidato moderato, come Marco Galdi o Giovanni Baldi, per pescare consensi nel fronte avversario...«Il problema non è avere un candidato più o meno moderato, ma candidare a sindaco una persona seria, che sappia governare e che sia figura di garanzia per la coalizione e l'elettorato. Ritengo impossibile, fuori dal mondo, che lo schieramento di centrosinistra possa riconoscere come propria sintesi appropriata un politico che per anni è stato protagonista della battaglia politica sul fronte opposto. Chi ci può credere, se candidiamo sindaco uno che è stato candidato a sindaco 4 anni fa per il centrodestra?». Dal centrosinistra, però, sono venuti fuori anche i nomi di Luigi Cremone e Michele Coppola dello Sdi, di Germano Baldi dell'Udeur... «Ricorda Aldo Fabrizi e Totò in "Guardie e ladri"? Fabrizi, che inseguiva, sparava colpi in aria per intimidire Totò. Ebbene, io rispondo come lui: non mi intimido». Non le fa paura neppure la tradizione moderata di Cava, dove la Cdl alle regionali ha preso il 53% dei voti? «Al contrario, guardo con grande attenzione a questo dato. Tuttavia noto, anche forse in seguito al tracollo del centrodestra in Italia, che pure a Cava si è avviata una riflessione critica nel ceto politico del centrodestra, che oggi guarda più laicamente alla possibilità di riconoscersi nel programma di un'altra esperienza amministrativa, anche se promossa dal centrosinistra. E devo dire che, dopo la notizia della mia possibile candidatura, ho ricevuto molte telefonate da esponenti della società cavese notoriamente orientati a destra. Persone che mi hanno detto: per te mi farò in quattro». Un giudizio su Alfredo Messina? «Lo rispetto veramente. Come sindaco, e so quanto è difficile questo mestiere, e come persona. Ha il problema di essere come prigioniero, si ostina a riproporre un gruppo, una coalizione incapace di tenersi insieme. Dopo 5 anni di continue crisi, tensioni, fibrillazioni, credo che per Cava siano improponibili altri 5 anni così». L'antico antagonismo tra Cava e Salerno: pensa di poterlo sanare con la sua esperienza? «Ci vorrebbero 300 anni di tempo. Ma tenteremo di fare qualcosina...». Lei tifa Cavese o Salernitana? «Io tifo per il Napoli». A costo di perdere qualche voto? «Sì. Sul calcio sono monogamico».

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