Tu sei qui: PoliticaDecaduti il sindaco ed il Consiglio
Inserito da (admin), venerdì 8 luglio 2005 00:00:00
Decadono il sindaco Messina ed il Consiglio comunale. Nei prossimi giorni dovrebbe insediarsi il nuovo commissario prefettizio. Firmano le dimissioni 16 consiglieri comunali, tra cui il presidente del Consiglio, Giovanni Baldi. Il golpe di luglio manda Alfredo Messina a casa prima della scadenza della legislatura. L'operazione è stata portata a termine dai consiglieri comunali Pesante, Campanile, Ventrello, Maddalo e Salerno di Forza Italia, Fariello, Ferrigno e Lucio Bisogno di An, Ragni, Passa, Armenante, Salsano, Pisapia, Musumeci e Coppola dell'opposizione, con il sigillo del commissario cittadino dell'Udc e presidente del Consiglio comunale, Giovanni Baldi. Alle 9.30 di ieri è stato protocollato il documento di dimissioni. Nell'atrio di Palazzo di Città presenti tutti i dimissionari e gente comune: da quel momento il Consiglio comunale è ufficialmente decaduto. Con un manifesto Messina accusa i 16 come nemici della città. In An e nell'Udc inizia la resa dei conti, mentre Forza Italia si dissolve. Inizia, dunque, un nuovo cammino. La decadenza del Consiglio comunale ha sorpreso tutti. Si era convinti che in extremis tutto potesse essere recuperato. «Lo stato di insoddisfazione - afferma Lucio Bisogno, uno dei firmatari - era tale che ormai non c'erano più margini di mediazioni. Abbiamo posto fine ad un lento logoramento». Messina è preoccupato ed amareggiato. Anche ieri, come ogni mattina, era a Palazzo di Città. Ha incassato il colpo, ma ha risposto duramente: «E' stato un agguato, una vera imboscata. Non hanno avuto il coraggio di venire in Consiglio comunale e dichiarare il loro voto ad una politica, ad un progetto, ad un comportamento. Si è preferito uno studio notarile, ma la città, che è stata sempre attenta a tutte le forme di tradimento, di disattesa degli impegni assunti, saprà rispondere alle prossime amministrative». E' l'inizio di una bagarre avviata nell'aula dopo la lettura del documento di dimissioni, continuata con il manifesto affisso lungo i muri della città e che certamente si protrarrà fino all'aprile del 2006. «Messina fa finta di non comprendere il senso del nostro gesto. Da mesi è in atto un vero braccio di ferro non contro la sua persona, ma per ciò che rappresentava: un sistema politico non condiviso e non più interprete del progetto presentato alla città», dichiara Giovanni Campanile. Mentre la polemica si fa aspra tra i dissidenti della Casa delle Libertà ed il sindaco Messina, nella città c'è preoccupazione. Si teme un rallentamento in una situazione già di per se critica. Una sensazione in parte condivisa dai partiti. «Il traumatico scioglimento del Consiglio comunale lascia l'amaro in bocca a tutti, ma occorre reagire. Di qui il nostro impegno per il futuro», dice Germano Baldi dell'Udeur. «Abbiamo solo assecondato uno stato di disagio - afferma Francesco Ragni della Margherita - che avevamo denunciato ed avvertito già dai primi tempi dell'era Messina. Si sforzi di trovare altrove i suoi nemici. Li troverà tra quanti lo hanno assecondato. L'opposizione è stata sempre corretta ed ha avuto senso di responsabilità anche in questa occasione». Intanto, in An e nell'Udc è avviata la resa dei conti. Tra gli uomini di Fini - tre hanno concorso alla decadenza - si chiede una riflessione a tutto campo degli ultimi due anni di vita politico-amministrativa. Nell'Udc sul banco degli imputati Giovanni Baldi, leader del partito, membro del Consiglio nazionale e presidente del Consiglio comunale. Caduto Messina, che sicuramente riproporrà la propria candidatura anche con una lista del sindaco, sulla scena incominceranno ad affacciarsi le prime candidature. Baldi ha annunciato la sua apertura ai moderati ed alla società civile della città. A sinistra, dopo Gravagnuolo e Senatore, girano altri nomi tra le fila della Margherita, dei Verdi e dello Sdi. I giochi sono aperti.
Messina non si arrende
Con la decadenza del Consiglio comunale, decadono anche il sindaco e la Giunta da lui indicata. Ma Alfredo Messina parte all'attacco ed annuncia che solleverà davanti alla Corte Costituzionale l'incostituzionalità della norma che prevede la decadenza automatica del sindaco in seguito alla decadenza del Consiglio comunale. L'elezione del sindaco avviene con un voto disgiunto e quello dei consiglieri potrebbe anche non corrispondere a quello dato al candidato sindaco.
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