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Politica

Alfonso Senatore vuota il sacco

Inserito da (admin), giovedì 3 luglio 2008 00:00:00

Il "caso Senatore" continua a tenere banco in città e tra le forze politiche. Né l'ex assessore alla Qualità della Sicurezza si sottrae al fuoco delle domande. «Non nascondo che il peso degli impegni professionali e familiari stava diventando insostenibile, tuttavia avevo resistito, in quanto vedevo nella realizzazione dell'attività di assessore un servizio che dovevo rendere alla mia città. Quando mi sono reso conto che stava venendo meno all'interno della Giunta e della maggioranza, e soprattutto nel sindaco, l'entusiasmo e la condivisione di intenti che ci aveva portato alla ribalta nazionale in positivo, allora ho compreso che il ciclo stava per scadere. Le tergiversazioni, le perplessità, i dubbi sull'impiego dell'unità cinofila sul territorio, hanno segnato la rottura ed allora ho rassegnato le dimissioni. Il dopo è noto a tutti», spiega Alfonso Senatore.

Intanto, sul caso dimissioni si vocifera che abbia avuto un peso anche la dura presa di posizione del dirigente dei Vigili, che aveva dato le dimissioni, respinte, nelle mani del sindaco. Senatore va oltre e ripercorre il cammino fatto da quel 2005, quando sposò il progetto di qualità del sindaco Gravagnuolo, lasciando la destra di cui era stato protagonista ed aderendo all'Udeur. Da assessore subito al lavoro con iniziative anche dirompenti: la politica dei manganelli, la tolleranza zero con i venditori ambulanti abusivi, gli extracomunitari, gli zingari, i bulli. Una politica da "sceriffo" destinata, però, a suscitare reazioni anche dure nel Pd ed in Rfc ed in alcuni settori della città. Poi la realizzazione dell'unità cinofila, Cava su tutte le testate nazionali e televisive. Un clamore che alla fine ha sommerso lo stesso Senatore. Prime prese di distanza, poi la conclusione con una serie di dubbi e perplessità.

«Certamente non potevo rinunciare ad un obiettivo su cui avevamo puntato e che la città, e non solo, ci riconosceva - spiega Senatore - Comprendo le pressioni e le sollecitazioni, ma nella vita ho imparato che, quando si crede in qualcosa, bisogna lanciare tutto sul piatto ed io così ho fatto. Mi sarei aspettato altrettanta lealtà e coerenza. Lascio, ma non abbandono». È un messaggio per il sindaco e per quanti, "vestali di un tempio in disfacimento", come li definisce Senatore, si sono scandalizzati per certe iniziative ed oggi esultano. «È un'esperienza, quella dell'unità cinofila, che certamente non abbandonerò e che potrei sperimentare altrove. Il clima era diventata pesante, il mio dinamismo, la mia superattività un peso per chi era abituato a far da passacarte o dire sempre sì», lamenta Senatore, per il quale il far play di Gravagnuolo avrebbe richiesto altri modi: «Evidentemente si stava da tempo preparando la trappola, li ho preceduti e smascherati».

Ultimi tentativi nella mattinata di ieri di convincere Senatore a tornare sui propri passi da parte del segretario sezionale cittadino Enzo Galotto e del capogruppo Emilio Maddalo. Ma la decisione è irrevocabile. Solidarietà da parte delle forze politiche e dai consiglieri Barbuti, Napoli, Laudato. «Rispetto la sua scelta - dice il coordinatore di An, Del Vecchio - se dovesse essere legata a ragioni familiari, diversamente se, come lo sono, politiche». «È l'inizio della fine della Giunta Gravagnuolo, l'attività mediatica non può nascondere una crisi profonda», osserva Laudato. «Senatore è un protagonista nel bene e nel male della storia politica di Cava, la sua uscita ci rattrista sempre - sottolinea Napoli - Le tensioni interne, fino ad oggi coperte, sono esplose e la maggioranza certamente non reggerà all'urto interno». Gli fa eco Barbuti: «Ormai Gravagnuolo è al capolinea e non arriverà al 2011».

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