Tu sei qui: PoliticaAccusato di stalking e minacce dalla caporal maggiore, assolto ex comandante del Cavalleggeri Guide di Salerno
Inserito da (Redazione), lunedì 4 luglio 2016 20:36:17
(ANTEPRIMA)E' stato assolto con formula piena "perché il fatto non sussiste", l'ex comandante del Reggimento Cavalleggeri Guide (19°) con sede presso la Caserma D'Avossa di Salerno imputato per molestie e stalking.
Il colonnello salernitano, nel 2010 era stato denunciato da una caporal maggiore di origine leccese, 21 anni più giovane, che aveva raccontato di essere stata "vessata" per più di tre mesi dal superiore.
In base alla testimonianza, l'uomo le avrebbe complicato la vita, non soltanto lavorativa, costringendola a seguirlo nelle trasferte a Napoli, oppure a restare nel suo ufficio fino ad ora tarda, oltre l'orario lavorativo, persino sottoponendola ad avances sessuali. Inoltre, le avrebbe intimato di non frequentare il suo allora fidanzato, un pari grado dello stesso reggimento e di "non parlare troppo".
Oggi la Prima sezione penale del Tribunale di Salerno (giudice monocratico dottoressa Ornella Teresa Dezio) ha stabilito che l'uomo, difeso dagli avvocati Gino Bove e Simona Gigante del Foro di Salerno, non sia colpevole dei reati contestatigli: atti persecutori (stalking), minacce e ingiurie nei confronti di un subordinato. Con un folto faldone composto sia a memorie difensive sia da testimonianze acquisite, i legali hanno dimostrato come i racconti della volontaria erano privi di fondamento (sono stati chiamati a testimoniare molti volontari, sottufficiali e ufficiali che avrebbero assistito o meno alle avances). Entro novanta giorni le motivazioni.
La vicenda era inizialmente approdata al Tribunale Militare di Roma che apriva un fascicolo per minacce, ingiurie e lesione all'onore della divisa ma, sentita soltanto la volontaria, il Presidente del Tribunale Militare di Roma ipotizzava il reato di abuso d'ufficio e stalking, inviando il fascicolo al Tribunale Ordinario di Salerno per competenza. La storia è confinata tra il settembre 2009 e il giugno 2010 con la allora caporal maggiore che denunciava nel luglio dello stesso anno (in realtà il fascicolo al Tribunale Militare è stato aperto da una missiva anonima con data 11 giugno 2010) oltre avanches e modi da prevaricatore del Comandante, di aver ricevuto sms ed almeno 8-10 telefonate al giorno dal Libano da parte del Colonnello, accusandolo di aver usato tutti gli escamotage per umiliarla come professionista, come quello di farsi servire il caffè durante i briefing o quand'era con i suoi colleghi (seppure questi ultimi hanno categoricamente smentito senza dubbio alcuno il racconto della trentaquattrenne) ovvero di farle pulire l'ufficio o di ritirare il proprio corredo presso l'abitazione salernitana o di trattenerla fino a tardi da sola nell'ufficio piuttosto di invitarla a cena a Napoli "laddove nessuno li avrebbe visti".
Amara conseguenza, senza appello, di tali dichiarazioni, avvalorate, sembrerebbe, anche da dichiarazioni rese da alcuni Ufficiali superiori e subordinati non molto inclini al Colonnello stesso che, peraltro, in sede giudiziale non hanno mai trovato riscontro, è stata sia la sua sostituzione in Comando, per ordini superiori, ovvero di lasciare il Reggimento Guide di Salerno (la comunicazione gli fu data mentre appunto comandava un'operazione in Libano) sia il trasferimento a Civitavecchia, per ricoprire un incarico non consono al proprio grado (dal 2012 gli è stata negata la chance sia di un avanzamento di carriera sia di partecipare ad altre missioni nei vari Teatri Operativi e tolto il nulla osta di sicurezza).
La testimonianza resa a Roma è stata confermata dalla stessa volontaria presso il Tribunale di Salerno che, inoltre, a suo dire, con i suoi reiterati rifiuti le avrebbero poi compromesso una missione in Medio Oriente poiché non accettata dal Colonnello Comandante. Immediatamente è scattata la denuncia e il successivo rinvio a giudizio che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno ha delimitato soltanto al reato di stalking.
Dopo un calvario di circa sei anni in cui il Colonnello ha visto sgretolarsi, causa un pregiudizio professionale e sociale derivante dal solo fatto di essere accusato, il proprio nucleo familiare che ha ormai ricevuto il sigillo divorzile, nonché la palude carrieristica che ormai attende solo la quiescenza. Gravi le conseguenze: lesioni all'immagine, al nome, all'onore, alla reputazione, alla riservatezza ovvero all'aspetto esistenziale ed economico e soprattutto alla propria dignità. Oggi per lui la fine di un incubo.
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