Tu sei qui: Economia e Turismo"Voglio diventare il nuovo Ercolano"
Inserito da (admin), giovedì 31 luglio 2008 00:00:00
Quanta strada per un po' di gloria. Sarà anche effimera - perché i gol in amichevole valgono poco - ma Henri Shiba se la gode tutta, approfittando del pomeriggio di libertà concesso dal tecnico Camplone e trascorso dal gruppo sulle rive del lago Bolsena (in mattinata semplice seduta di scarico). 3 gol in amichevole e s'è ritrovato in copertina, tempestato di telefonate da amici e parenti: per un giorno al centro del mondo, per un giorno il bomber che sogna di diventare fin da ragazzino. Fin da quando il papà Befin - commerciante di generatori elettrici - decise di lasciare l'Albania, collassata dal crollo del regime comunista, per emigrare nel Belpaese e prender residenza a San Benedetto del Tronto.
Era il 1991, Henri Shiba aveva appena 3 anni, ma era già innamorato pazzo del pallone. È cresciuto emulando il padre, che giocava da attaccante in una squadra di Tirana (anche se a livello dilettantistico) e seguendo i miti degli anni '90: da Van Basten a Mattheus, da Zola a Signori, per finire con Del Piero, «esempio - spiega - di professionalità e di classe». Quanta strada per un po' di gloria: prima la trafila in una scuola calcio di San Benedetto del Tronto, poi il Grottammare, infine l'arruolamento nel settore giovanile della Reggina. 3 anni duri, intensi, che l'hanno fatto crescere e migliorare sul piano tecnico: «Ricordo ancora gli insegnamenti di Luca Gotti. Sapevo calciare soltanto col sinistro e lui m'insegnò a farlo anche col destro, lasciandomi solo al termine degli allenamenti a concludere contro un muro». Che non è venuto giù immediatamente, nonostante la potenza muscolare e l'esplosività fisica.
Prima, infatti, sono arrivate le delusioni: «La più cocente è stata quella di Vasto: ci andai in prestito per farmi le ossa, ma giocai pochissimo e restai scottato dalla retrocessione. A livello psicologico ero praticamente distrutto». Ma era giovane, troppo giovane per arrendersi. E così ha continuato a sgobbare, incassando infinite panchine, con la maglia del Novara, fino a quando, nel gennaio scorso, non bussò alla sua porta il ds Dionisio: «Arrivai a Cava e fui subito preso in considerazione dal tecnico Papagni. La stima nei miei confronti è cresciuta sempre di più, tant'è che ho ancora due anni di contratto. Anche Camplone ha subito avuto fiducia nelle mie potenzialità e cerca di valorizzarmi grazie ad un modulo spettacolare, che esalta le qualità di una prima punta». Quanta strada per la gloria: è soltanto al primo gradino Henry Shiba, ma ha voglia di arrivare in alto ed ha anche un sogno: «Raccogliere l'eredità di Ercolano e sostituirlo nel cuore dei tifosi. Sarà difficile, ma ci proverò».
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