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Economia e Turismo

Napoli, pareggio thrilling

Inserito da (admin), lunedì 14 aprile 2003 00:00:00

Due volte sotto, due volte riesce a pareggiare. Certo, è poco, è un'altra occasione persa per gli azzurri, ma per questo Napoli, dall'attacco in emergenza e dalla difesa molle, il rischio di rimetterci le penne è stato grande. Ed allora, meglio accontentarsi. Meglio un punto che nulla, anche se l'amarezza resta e la delusione aumenta. Così come avanza l'insopportabile puzzo della retrocessione. Evita disegni azzardati, mister Colomba. Almeno in avvio, alle due mezzepunte alle spalle dell'unico attaccante, preferisce il centrocampo folto e fa bene, anche perché la difesa azzurra, lenta ed a rischio con D'Angelo e Savino, ha bisogno di essere protetta. Ma poiché anche l'attacco ha urgente bisogno di supporto, Colomba s'inventa un fatto nuovo. S'inventa, cioè, Vidigal tutto spostato a destra, con l'ordine di fare da attaccante aggiunto, ma pure di rientrare quando la palla diventa rossoblù. Una bella fatica per il portoghese, il quale, però, non si tira indietro. Indietro, invece, ma come posizione, si tira Martinez, che proprio da Vidigal trova occupata la corsia di destra. Pazienza, non si può ottenere tutto. Ma il Napoli ha anche necessità di fare gol. Senza Stellone e senza Dionigi, non è proprio cosa semplice da fare. Il Napoli, però, ci prova: Pasino suggerisce, Floro Flores spreca (1') e Vidigal manca di testa (6') subito in avvio. Ma mentre gli azzurri imprecano per le occasioni perse, il Genoa trova il centro al primo colpo. Che è di Malagò, di testa, con la difesa stucchevolmente ferma. Povero Napoli: condannato a vincere, si ritrova sotto. Brutta faccenda. Però il Napoli reagisce: Pasino dalla destra, palla in area, Vidigal controlla male, ma recupera e di destro e di forza fissa il pari. E così tutto ricomincia da dov'era cominciato, anche se un paio di brutte distrazioni della difesa azzurra portano il Genoa a sfiorare il gol prima con Boisfer (22'), poi con De Francesco (23'). In campo azzurro, invece, appena appena una recriminazione per un attentato di Malagò alla maglia di Vidigal. Sarebbe rigore, ma Saccani non s'avvede e tira avanti. Insomma, fa fatica il Napoli. Del resto, non si regalano quattro o cinque titolari all'avversario senza pagare un conto salato. Ma c'è poco da fare: il Napoli non può accontentarsi del pareggio. Deve e dovrebbe far qualcosa. Dovrebbe far tutto, tranne che spalancare le porte agli attacchi genoani ed invece è quello che fa. Arriva, così, per Mihalcea il regalo degli azzurri. Un triplo errore, firmato Montervino-Savino e quindi Mancini, ed il rumeno riporta il Genoa in vantaggio, mentre il Napoli ripiomba nelle fiamme dell'inferno. Il pubblico comincia a spazientirsi. Ma non s'arrende, il Napoli. Anzi, avanza con furore. Certo, attacca spinto più dalla foga che dal ragionamento, più dall'ardore che da un briciolo di gioco. Più da Pasino, Bonomi e Vidigal che da tutto il resto della squadra, ma cerca un'altra volta il pari. E nel finale disperato (Sesa per Savino e gol mangiato al 37' e Gennaro Esposito, attaccante all'esordio in prima squadra, al posto di Floro Flores), gli va anche di lusso, perché, quando tutto sembra perso, anche l'onore, Bonomi di testa (40') trova lo spazio giusto per far gol. È il pari. È poco, è vero, ma è meglio di niente.

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