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Economia e Turismo

Napoli, Colomba cambia modulo

Inserito da (admin), venerdì 2 maggio 2003 00:00:00

La forza della squadra, ma anche quella della città del calcio che inorridisce e si spaventa all'idea della serie C. È con questo bagaglio di grinta, di determinazione, perché no, anche di disperazione, che il Napoli sbarca nella già rovente estate siciliana per incrociare le sue penultime speranze di salvezza con le ultime chanche di promozione del Palermo. «Sentiamo la città con noi», dice Colomba, convinto anch'egli che quel ricco patrimonio di passione può avere un peso decisivo in questo affannosissimo finale di stagione. S'è ricompattato, infatti, il tifo davanti al grande rischio. Ma non basta. Non può bastare. Alla fine, infatti, il destino azzurro resta affidato solo alla testa ed alle gambe della squadra, obbligata ad un cambio d'abitudini senza precedenti. Pensate: dopo aver vinto appena 7 volte in 32 partite, per salvarsi dall'inferno (e forse anche da qualcosa in più) in queste ultime 6 gare deve fare 4 centri pieni. In che modo? E sarà mai possibile? «È possibile, sì. A patto che si porti in campo già a Palermo l'intensità e la continuità mostrate contro il Lecce», spiega mister Colomba, il quale - e come potrebbe essere il contrario - non ha certo digerito la sentenza pro-Catania della Caf. «Una nuova difficoltà, di cui non sentivamo assolutamente il bisogno»: è il suo sarcastico commento. Ma finisce qui. Il Palermo incombe e non c'è tempo per guardare indietro. «Freschezza di testa e grande volontà: il resto verrà da solo»: così Colomba si rituffa nel clima della gara. Ed anche delle scelte. Stavolta, infatti, la formazione non sarà condizionata da squalifiche ed infortuni. «Poter scegliere è un piacere. Ma prima avrò bisogno di vedere in quali condizioni fisiche Colombia e Marocco mi restituiranno Martinez e Saber». Colomba è così: in gioventù abile centrocampista d'un calcio aperto e chiaro a tutti, col passare degli anni s'è trasformato in uno di quegli allenatori-terzini che non lasciano "passare" un'idea, trapelare un disegno, sfuggire un'anticipazione. Stavolta più di sempre, perché il rientro di Vidigal pone un problema: qualcuno deve uscire. E quel qualcuno deve uscire dal centrocampo in su. E poiché altri due mediani sono necessari (Marcolin e Montervino), poiché il quarto a sinistra della seconda linea sarà Bocchetti, per contrastare Asta già in partenza, e poiché è impensabile dividere la ritrovata coppia-gol (Stellone e Dionigi), non resta che Pasino come candidato alla panchina. Insomma, riavuti i suoi due centravanti e recuperato Vidigal, viene a galla per la prima volta chiaramente l'equivoco-Pasino. Per carità, lui c'entra poco. Pasino ha talento, esperienza, non è tipo che si tira indietro, ma poco si sposa con le esigenze di una squadra che, in lotta com'è per la salvezza, ha bisogno di gente di corsa e di battaglia in mezzo al campo e, davanti, di attaccanti veri e non di punte d'occasione. Insomma, mancando ora l'uno ora l'altro attaccante, Pasino ha avuto spazio, ma ora che Stellone e Dionigi sono tornati in campo assieme, Pasino non ha più posto e ruolo. E non è certo questa la partita per pensare ad un tridente. Anche perché, tridente per tridente (e s'è visto contro la Salernitana), da terza punta è sicuramente più pronto, lesto ed adeguato Floro Flores. A meno di improbabili sorprese, dunque, Pasino in panchina e pronto all'occorrenza, anche perché proprio Floro Flores quasi sicuramente non sarà della trasferta. Toccato involontariamente, ma anche duramente, da Vidigal martedì in allenamento, il ragazzo ha la caviglia ancora gonfia. Direttamente a Palermo, invece, si ritroveranno con la squadra Martinez e Saber. Quest'ultimo proveniente dal Marocco, l'altro da Miami. Un viaggio lungo, certo, ma il colombiano volle andare in campo contro il Vicenza anche quando tornò dalla Corea.

STELLONE: «SALVEZZA SOTTO I 47 PUNTI»

Per l'attaccante azzurro basta anche meno per non scivolare in serie C. Vidigal invita a non pensare alla sentenza della Caf

Vietato parlare della Caf, della sentenza che ha avvantaggiato il Catania e che ha penalizzato chi è rimasto indietro. Andare avanti e non pensare che al Palermo: è la parola d'ordine che il Napoli s'è dato. «Né io né nessun altro della squadra aggiungeremo una parola a quanto già s'è detto. Potendo, spetta ai soggetti giusti, spetta alla società, fare tutto quanto è possibile affinché nel calcio italiano non si ripetano più ingiustizie», spiega Vidigal, ribadendo, in pratica, che il Napoli, anche il Napoli, sente di aver subito un torto. Ma tant'è: nessuno potrà togliere quei 2 punti in più al Catania, così come nessuno può vietare al Palermo di pensare ancora alla promozione, nonostante quel distacco (7 punti) dal Lecce al quarto posto. «Ormai, al punto in cui siamo - dice il portoghese, che tornerà al suo posto dopo la squalifica - non possiamo più pensare agli altri. Di qui alla fine, per noi saranno 6 finali». Triste e pericolosa prospettiva...«Triste ed anche insolita. A partite decisive c'ero abituato, ma in Portogallo c'era in gioco lo scudetto. Qui, invece, lo scudetto sarà la permanenza in B, che non è proprio la stessa cosa», racconta il centrocampista. Salvezza, dunque. Ma quanti punti ci vorranno? «Per star tranquilli 47, ma alla fine ne potrebbero bastare pure meno», afferma un altro azzurro molto atteso in questo decisivo finale di stagione, Roberto Stellone, fresco di rientro ed anche di gol. Lui, il capitano, predica solo concentrazione. «Guai a farsi distrarre da questioni che non c'entrano col campo. La sentenza della Caf, i problemi societari, le pressioni dell'ambiente non debbono far parte del nostro quotidiano. E non ne fanno parte. Il nostro è uno spogliatoio blindato», giura Stellone, che è diventato esperto in conti: «Servono 4 vittorie per non correre rischi. Il che, di qui alla fine, vuol dire vincere sempre in casa e poi fare un colpo fuori». 4 vittorie in 6 partite: bel progetto. Ma non è chiedere troppo ad una squadra che è messa così male proprio perché non ha saputo vincere quando doveva e quando poteva? «È vero, nel girone d'andata s'è fatto veramente poco. In quest'ultimo periodo, però, stiamo facendo punti. La ragione è che la squadra è in crescita, il gioco è migliorato e vengono anche i gol. Ecco perché dico che nulla è perduto». Gol, certo, il Napoli ne sta facendo. Il problema è che li sta pure prendendo. «Qualche errore lo commettiamo, non v'è dubbio. Del resto, una gara perfetta non esiste, qualche occasione all'avversario tocca sempre. Il nostro problema è che a chi ci sta di fronte basta un'occasione sola per far gol. Penso alla gara con il Lecce, a quella con la Salernitana, ma anche a tante altre. Diciamo la verità: non siamo neppure un poco fortunati». Ed eccoci al Palermo. Sembrava nel destino di Stellone, la Sicilia. Invece...«È il mio ultimo pensiero, quello del trasferimento poi fallito. Credo che anche a Palermo nessuno si ricordi più della trattativa di gennaio». Giusto che sia così, anche perché, più che ragioni di contratto, furono le decisioni di Naldi e Scoglio a trattenere in azzurro il capitano.

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