Tu sei qui: Economia e TurismoDisastro Italia, Azzurri a casa senza attenuanti
Inserito da (admin), martedì 24 giugno 2014 20:35:11
La sconfitta esiste, nello sport come nella vita. Capita di perdere, con onore e fra gli applausi del pubblico, ma non è questo il caso. L'Italia saluta mestamente il Mondiale brasiliano riuscendo a fare un punticino in più rispetto a quattro anni fa quando nel girone c'erano Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia.
Una squadra che non tira in porta per 180 minuti non è degna di giocare la fase finale di una competizione internazionale, nemmeno se si interpone un arbitraggio che fa subito ricordare quel Moreno che ci buttò fuori nel 2002. L'espulsione ingiusta di Marchisio e il mancato rosso a Suarez sono episodi che mettono carne a cuocere nel piatto delle recriminazioni ma che non cancellano prestazioni sbiadite, fatte di trame offensive approssimative e sterili come un pinguino nel Sahara. La vittoria di Pirro con gli Inglesi aveva illuso un po' tutti, i nodi sono venuti subito al pettine sviscerando i limiti di una compagine che termina anzitempo una spedizione fallimentare.
Passa l'Uruguay, va avanti con merito una Costa Rica non irresistibile ma cinica e concreta. Non vorrei essere nei panni di Cesare Prandelli che, più di tutti, saluta mestamente il Brasile con il contratto prolungato fino al 2016 (pochi minuti dopo la pubblicazione dell'articolo si dimette,ndr) ma con il dovere morale di scusarsi con i tifosi per aver messo su una squadra senza identità di gioco e tatticamente impalpabile, se non proprio nell'ultima gara quando le pretese di Tiki-taka hanno fatto spazio al 3-5-2 pane e salame architettato per arrivare al 90esimo indenni. Non è andata così, Godin su corner è sgusciato fra le maglie azzurre ed ha fatto gol, annichilendo ogni residua speranza di continuare il cammino iridato.
Se qualcuno pensava che la doppietta di Vittek fosse il punto più basso della storia azzurra ai campionati del mondo dovrà ricredersi. Almeno quattro anni fa applaudimmo quel Quagliarella che, snobbato da tutti, si fece carico delle speranze di milioni di persone incollate alla tv fino all'ultimo sussulto del cronometro. Oggi andiamo a casa, con la coda fra le gambe e la reputazione ancor più ridimensionata.
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