Tu sei qui: Cronaca‘Voglio solo dimenticare'
Inserito da (admin), giovedì 5 febbraio 2004 00:00:00
Sono trascorsi 5 anni da quella terribile sera allo stadio "Simonetta Lamberti". «Sì, ci sarà il processo per i tifosi coinvolti negli incidenti durante la partita Cavese-Catania. Ma non ho alcuna voglia di ritornare a parlare di quanto accaduto. Anzi, anche solo il fatto di sapere che il mio nome tornerà sui giornali non mi fa certo piacere». Paola oggi ha 24 anni e sta cercando di voltare pagina. Da poco meno di un anno ha lasciato l'abitazione di Molina di Vietri sul Mare, per trasferirsi insieme alla sua famiglia a Cava, dove abita nel centralissimo Corso Umberto I. E qui, in città, Paola ha i suoi amici ed anche parte della sua famiglia materna. Da qualche anno ha concluso gli studi e sta cercando la propria strada. La sua vita, purtroppo, non è più la stessa e non serve certo la benda che le copre l'occhio a ricordarglielo. Quella terribile sera dell'8 febbraio del 1999 doveva essere una serata di festa per l'intera città e non solo per la Cavese. Gli ultrà della squadra, ma anche i tanti simpatizzanti non certo assidui frequentatori dello stadio, avevano deciso di assistere alla partita dagli spalti perché quella era un'occasione particolare, da non perdere. A Cava, a seguire Cavese-Catania, erano giunte le squadre esterne della Rai: la gara era stata scelta per essere trasmessa sui Rai Sat. Anche Paola, come molte altre ragazze, aveva pensato di esserci. «Non ero una tifosa accanita, come quelle ragazze che seguono tutte le partite della Cavese. Quella sera - raccontò all'epoca dei fatti - avevo deciso di seguire alcuni amici». Si era sistemata nel settore Curve, dove erano assiepati i gruppi di tifo organizzato e non solo. Mancava poco al fischio d'inizio quando la coreografia, preparata nei giorni precedenti per regalare una cornice di festa alla partita, si trasformò in dramma. Un razzo, secondo le ricostruzioni degli inquirenti lanciato dall'esterno dello stadio, la colpì al volto: è il buio. Poi di nuovo le speranze, riposte in un intervento chirurgico per riprendersi ciò che un destino crudele le aveva strappato senza un perché, e la battaglia giudiziaria, intrapresa sempre con il sostegno dei suoi cari. Ma di questo non vuole che se ne parli: un segno, forse, di forza, per una ragazza decisa a riprendersi la sua vita.
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