Tu sei qui: CronacaVogliamo una scuola migliore? Tiriamo fuori i quattrini!
Inserito da (admin), martedì 7 maggio 2013 16:09:51
Storie distanti chilometri ma vicine più che mai alla nostra terra. La crisi economica, oltre a generare delle difficoltà, talvolta aiuta l'ingegno umano. Arriva da Caselle (Torino) uno spunto davvero interessante ripreso qualche giorno fa anche dal TG1. L'istituto comprensivo che ospita circa 1300 alunni fra materne, elementari e medie, grazie ad una iniziativa del dirigente scolastico (di cui si allega la lettera), ha chiesto alle attività economiche del paese di sostenere la scuola per migliorare il piano di offerta formativa.
Pensando agli istituti scolastici della Costa d'Amalfi, spesso fatiscenti ed incapaci di formare adeguatamente gli adulti di domani, appare quanto meno lecito guardare alle altrui esperienze. E' chiaro che ciò costituisce pur sempre una deroga rispetto alla normalità, giacché dovrebbe essere onere dello Stato allestire un sistema scolastico quantomeno decente, alla luce delle tante tasse che imprese e lavoratori pagano. Però, comparando l'interesse dell'impresa a finanziare la formazione dei suoi dipendenti di domani con quello di questi ultimi ad avere competenze sufficienti per inserirsi immediatamente nel mondo del lavoro, un discorso che va in questo senso potrebbe imbastirsi, soprattutto per gli istituti superiori. Questi, storicamente, hanno vissuto vicende difficili per ciò che concerne il problema della sede ed in generale il livello di istruzione impartita, sovente distante da ciò che il mercato chiede. In un comprensorio a vocazione turistica, scuole come il professionale alberghiero e il tecnico turistico andrebbero tutelate maggiormente: peccato che siamo in Italia, paese in crisi che tratta la scuola con le forbici mentre spreca risorse in altri settori in maniera piuttosto discutibile.
Alla luce quanto esposto sarebbe forse il caso di mettere intorno ad un tavolo dirigenti scolastici, imprenditori locali e genitori per elaborare proposte analoghe a quella messa in campo in provincia di Torino. Proposte, sia chiaro, non sostitutive di uno stato latitante, ma integrative e migliorative, in grado di avere un ritorno nel medio periodo sull'economia del territorio. Perché la scuola, prima di appartenere a quello stato la cui bandiera è esposta, è soprattutto nostra.
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