Tu sei qui: CronacaUn busto per Mario Amabile
Inserito da Il Mattino (admin), martedì 7 gennaio 2003 00:00:00
Cava ricorda con lo scoprimento di un busto bronzeo, a Palazzo di Città, l'avvocato Mario Amabile, tra le figure illustri della città. Sabato 11 gennaio sarà reso omaggio all'indimenticato finanziere, imprenditore e cavaliere del lavoro, che ha portato il nome di Cava fuori dalle mura cittadine. Già nell'83 l'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo metelliana gli tributò il premio "Cavesi nel Mondo". La motivazione del conferimento dà il segno di ciò che l'avvocato Mario Amabile ha significato per la sua terra: «Il suo impegno professionale, altamente qualificato ed unanimemente apprezzato, è stato tale da apportare a Cava de' Tirreni ed ai cavesi innegabili ed evidenti benefici di natura sociale, economica, ed operativa, ma anche interesse ed attenzione del mondo economico e finanziario verso la nostra città». Nato a Cava il 9 ottobre 1913, Mario Amabile aveva conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l'Università di Napoli all'età di 22 anni. Collaborò con il padre Antonio, fondatore del Credito Commerciale Tirreno, all'attività bancaria. Nel '45, con Ernesto Apuzzo fondò la Compagnia Tirrena, nella quale ricoprì la carica di amministratore e di presidente. Il suo amore fu il Credito Commerciale Tirreno, al quale dedicò parte delle sue energie e la sua intelligenza. Ne fu l'amministratore delegato fino al momento della morte, il 21 agosto del 1987. Fu un uomo di grande umanità e di profonda fede cristiana. Così l'Abate Michele Marra volle ricordarlo nella sua orazione funebre: «Mi ha sempre colpito non tanto la sua capacità imprenditoriale, che era innegabile, quanto la sua dirittura di uomo, la sua onestà, la sua generosità. Partecipò al dolore degli altri e se ne fece carico». Fu un uomo buono, ma nel '77 conobbe la malvagità degli uomini: era il 2 novembre, aveva appena fatto ritorno dal cimitero per l'annuale visita ai suoi cari defunti, quando, all'altezza di Vietri, una banda lo sequestrò dopo aver gettato a terra la moglie, la signora Marta, e l'autista. Furono giorni di dolore per lui e di grande tristezza per la città. Poi finalmente la liberazione, ma Mario Amabile portò dentro di sé il segno di quella violenza. Ritornò al suo lavoro, al suo impegno, alla sua attività, ma non vinse un male gravissimo, sopportato con cristiana rassegnazione. «Cava - afferma il sindaco Messina - vuole ricordare un uomo che fu legato da forte amore alla sua città, pur immerso in molteplici attività».
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