Tu sei qui: CronacaUccise il padre, in carcere Rosario Avagliano
Inserito da (admin), mercoledì 26 novembre 2003 00:00:00
Era stato accusato di aver ucciso il padre: oggi Rosario Avagliano, 29enne di Santa Maria del Rovo, è in carcere, dove dovrà scontare la condanna di 4 anni e 6 mesi di reclusione. Ieri mattina, gli agenti del Commissariato di Polizia locale, diretto dal vicequestore Sebastiano Coppola, lo hanno arrestato su ordine della Procura della Repubblica del Tribunale di Salerno, che ha emesso un ordine d'esecuzione per carcerazione. Il giovane è stato trasferito nella stessa mattinata alla Casa Circondariale di Fuorni. Il terribile omicidio risale a 5 anni fa. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, la notte tra il 21 ed il 22 dicembre del 1998, Rosario Avagliano ed il padre Francesco si trovavano all'interno di un appartamento della cooperativa "La Riscossa", nel rione di Santa Maria del Rovo. Tra i due scoppia l'ennesima, tremenda lite. Ancora una volta la causa è la malformazione fisica del giovane (invalidità al braccio destro), che gli impedisce qualsiasi attività lavorativa. «Una menomazione - racconteranno durante il processo i familiari di Rosario - che il padre non sopportava». E così, quella sera scoppia una violenta colluttazione: Francesco Avagliano batte violentemente la testa e cade a terra morto. Il figlio allerta i soccorsi solo dopo diverse ore, quando ormai non c'è più nulla da fare. Nelle prime ore si pensò ad un incidente, ma, subito dopo i funerali, i Carabinieri convocarono Rosario Avagliano per un lungo interrogatorio, al termine del quale il ragazzo, ancora sotto choc, confessò tutto. Il processo in primo grado si chiuse nel giugno del 2000 con una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione. I giudici ritennero il giovane colpevole del reato di omicidio volontario, così come aveva richiesto nella sua requisitoria il pm Minervini, concedendo però l'attenuante della legittima difesa, che, insieme alla semi infermità mentale ed alle attenuanti delle provocazioni subite dal ragazzo, fecero scendere di molto la consistenza della condanna. In secondo grado, i giudici della Corte di Assise di Appello hanno portato la pena a 4 anni e 6 mesi.
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