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Cronaca

Tutta Cava in lutto per Alfredo

Inserito da (admin), mercoledì 15 ottobre 2003 00:00:00

Dietro allo scooter rosso e giallo, accartocciato dopo quel violento scontro contro il muro di cinta, saltano fuori i primi frammenti di verità. «I rilievi eseguiti - spiegano gli agenti della Polizia Municipale - mostrano che la moto che ha investito il giovane alla guida dello scooter procedeva su una sola ruota». Le indagini sono state avviate immediatamente dopo il terribile incidente di lunedì sera, nel quale ha perso la vita il 17enne Alfredo D'Ursi dopo un impatto frontale con una moto sulla quale c'erano due suoi cugini, i fratelli Antonio e Carmine Adinolfi. Da subito è chiara una cosa: i segni di frenata lasciati sull'asfalto sarebbero la prova di quella che, in gergo motociclistico, viene comunemente chiamata "impennata". Sarebbe stata anche questa una delle cause dello scontro. Per ora, l'esatta dinamica dell'incidente non è ancora stata ricostruita, ma un quadro sembra già delineato. L'altra sera, in via Ido Longo, mancava poco alle 23, Alfredo stava ritornando a casa su uno scooter preso in prestito, perché il suo era stato sequestrato qualche settimana prima (anche su questo particolare stanno indagando i Vigili Urbani). Abitava poco lontano dal luogo dove il motorino si è schiantato contro la moto. «È sbucato da una delle traverse - dicono gli inquirenti - per imboccare la discesa di via Ido Longo. All'improvviso e con ogni probabilità a velocità sostenuta, si è scontrato frontalmente con la moto che stava salendo la stessa strada». Secondo i primi rilievi, Antonio avrebbe "impennato", non riuscendo così a vedere lo scooter. I due giovani non hanno fatto in tempo a schivarsi e sono caduti sull'asfalto. Alfredo, invece, si è schiantato contro il muro. Il casco non è bastato a proteggerlo. Non c'è stato nulla da fare: è morto sul colpo. Gli altri due giovani se la sono cavata, almeno secondo i primi referti medici, con qualche frattura. Nella notte, però, le condizioni di Antonio sono peggiorate. Trasportato in un primo momento al Pronto Soccorso del "Santa Maria dell'Olmo", il giovane è stato poi trasferito a Salerno, dove è stato ricoverato al reparto di Ortopedia del "San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona". I medici parlano di perforazione del polmone e di una serie di fratture alle gambe, che potrebbero interessare anche i vasi. Da qui la necessità di sottoporlo ad un intervento di chirurgia vascolare. Nella stessa notte di ieri gli è stata asportata la milza. La prognosi resta riservata. Carmine, per fortuna, se l'è cavata con qualche contusione ed una frattura alla gamba. I familiari, rimasti in ospedale per tutta la notte, non hanno avuto il coraggio di raccontare la verità: la tragica morte del cugino. Ora attendono il prossimo bollettino medico per scongiurare il rischio di complicazioni. Il giorno dopo la tragedia di via Ido Longo, Sant'Arcangelo è sotto choc. La piccola frazione è sconvolta dal dolore per una disgrazia che ha segnato per sempre le famiglie Adinolfi e D'Ursi. Un destino terribile ha voluto che alla guida della moto che ha investito il giovane Alfredo ci fossero i due cugini. Non si danno pace i parenti: piangono Alfredo ed intanto restano con il fiato sospeso per le sorti di Antonio.

Stamane i funerali di Alfredo

Questa mattina, alle ore 9.30, nella piccola cappella della frazione di Sant'Arcangelo, verranno celebrati i funerali di Alfredo D'Ursi. Prevista una grande partecipazione popolare. L'intero borgo si è rivestito a lutto. Tutti, d'altronde, conoscevano quel 17enne amante dei motori. E quel che ancor più sconvolge la località è l'amara vicenda che vede coinvolte due famiglie, la D'Ursi e la Adinolfi, accomunate da vincoli di sangue. Una disgrazia inaspettata: è il commento generale in città. Venuta proprio quando sembrava che i controlli più serrati delle Forze dell'Ordine avessero messo fine alle stragi sulle due ruote.

IL RICORDO DEI VICINI

«Un bravo ragazzo, che amava la velocità. Lui ed il motorino erano inseparabili»

Una ragazzo sveglio, allegro, sempre pronto al sorriso, che si guadagnava la giornata lavorando sodo. Da qualche mese era diventato aiuto manovale in una piccola impresa edile. «Lui ed il motorino erano inseparabili, amava la velocità e si divertiva a sbucare tra queste stradine come se fosse stato un circuito motociclistico. Sembrava che le strigliate dei familiari lo avessero un po' calmato in quest'ultimo anno. Ed invece...», ricorda Carmela, una vicina della famiglia D'Ursi. Una sua giovane coetanea aggiunge: «In molti, qui nella frazione, avevano avuto discussioni con i genitori di Alfredo per il suo modo di andare in motorino. Gli raccomandavano di andare più piano e di stare attento, perché sulla strada non c'era solo lui». In questi ultimi mesi, complice forse anche qualche rimprovero e contravvenzione, le cose erano andate diversamente. «Alfredo - dicono gli amici - era un ragazzo d'oro. Lo scooter era la sua grande passione. Non è giusto dare la colpa di quello che è successo alla sua passione, è stata solo una terribile disgrazia». Ma il pensiero va anche alla famiglia di Antonio e Carmine Adinolfi, i cugini di Alfredo, che ieri sera, per uno macabro disegno del destino, si sono trovati su quella strada.

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