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Cronaca

Truffa e frode fiscale, arrestato Cutillo

Inserito da (admin), mercoledì 17 maggio 2006 00:00:00

Si è conclusa con 10 provvedimenti cautelari (4 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 3 ordinanze di arresti domiciliari e 3 obblighi di dimora) la prima fase dell'indagine "Virtual trader", condotta dai finanzieri del Nucleo provinciale di Polizia Tributaria, che hanno indagato su un vasto giro di evasione dell'Iva. Il reato contestato è associazione a delinquere, finalizzata alla truffa ed alla frode fiscale. Tra gli arrestati c'è Ottavio Cutillo, 45 anni, ex presidente della Cavese. In carcere sono finiti 4 noti imprenditori avellinesi, titolari di autosaloni ed aziende specializzate nell'import-export di autovetture. 3 imprenditori, invece, sono agli arresti domiciliari ed altri 3 hanno avuto l'obbligo di dimora.

Le manette sono scattate ai polsi di Ciro Ruta, 31enne, residente a Monteforte Irpino e titolare della concessionaria "Rt motori", con sede in via Nazionale Torrette; Claudio Petrozziello, 54 anni, proprietario dell'autosalone "Eurorent"; Gerardo Barisano, 59 anni, titolare di alcune aziende, anche operanti all'estero; Ottavio Cutillo, 45 anni, di Chiusano, di fatto residente a San Potito Ultra, già presidente della Cavese e dell'Ariano Calcio, a capo di diverse aziende specializzate nella vendita di vetture e della "Swift Trading", avente sede a Casalnuovo, in provincia di Napoli. Un "affare" di circa 120 milioni di euro, provenienti dall'evasione dell'Iva sulle 15.500 auto commercializzate. In tutto, un volume d'affari per 600 milioni di euro. Cifre da capogiro, che lasciano intendere quanto fosse ramificata quella che gli inquirenti ritengono una vera e propria organizzazione fuorilegge. 35 gli indagati che in queste ore si sono visti notificare l'avviso di garanzia dalla Procura di Avellino per una serie di reati aventi a che fare con la frode fiscale. Anche 3 donne sono state raggiunte dall'informazione di garanzia, perché al vertice di "aziende fantasma" che servivano agli arrestati per far transitare virtualmente le vetture acquistate all'estero.

Materialmente le vetture erano acquistate in Germania e Francia, da dove poi giungevano in Irpinia. La documentazione delle auto, invece, giungeva da società fittizie, con sede in Polonia ed in Spagna. I 4 finiti in carcere erano titolari di aziende virtualmente in regola con l'Erario, ma che in realtà non sborsavano un solo euro di tasse sulle transazioni, trattenendo le somme che andavano destinate allo Stato. Dall'Irpinia le automobili venivano poi smistate a decine di autosaloni, sparsi anche in altre Regioni. Nel corso del blitz sono state poste sotto sequestro oltre 100 vetture, tutte di alta cilindrata e tutte acquistate con il sistema descritto. I 4 tratti in arresto, reclusi nel carcere di Bellizzi Irpino, saranno ascoltati tra domani e venerdì dal Gip Iorio, firmataria dei provvedimenti.

Nei 2 anni e mezzo di indagini effettuate dai finanzieri della Polizia Tributaria di Avellino, coordinati dal colonnello Maurizio Guarino, le Fiamme Gialle sono riuscite a ricostruire l'intera rete di imprenditori dediti all'evasione dell'Iva. Si tratta di 4 distinte organizzazioni criminali, tutte indipendenti tra loro, ma ciascuna dotata di un organico ben preciso: il capo azienda, diversi venditori (che, una volta giunte le vetture in Italia, provvedevano a smistarle sul mercato locale), traduttori, interpreti ed uno staff formato da numerose persone per gestire il vasto volume di affari. Migliaia i fax - circa 5mila - che attestavano le compravendite e la documentazione di supporto. I pagamenti avvenivano sempre attraverso bonifico bancario.

I protagonisti della vicenda erano più che sicuri che nessuno sarebbe finito nel mirino degli investigatori. Infatti, come emerge da alcune intercettazioni telefoniche, alcune delle persone tratte in arresto avrebbero più volte ribadito il concetto, a venditori e collaboratori, di «non essere preoccupati, nessuno mai sarebbe stato in grado di capire la vicenda dell'Iva». Singolare è la vicenda che ha interessato uno degli arrestati, che, venuto a conoscenza dell'indagine in corso, nello scorso febbraio, ha immediatamente versato in contanti 1 milione e 300mila euro di Iva. Ma il deposito della somma non l'ha sottratto agli arresti.

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