Tu sei qui: CronacaSupermercati, scontro tra Consumatori e Confesercenti
Inserito da (admin), martedì 16 settembre 2003 00:00:00
Le associazioni dei consumatori si schierano al fianco della grande distribuzione. La Confesercenti non ci sta e li bolla come "incompetenti". Unione Nazionale Consumatori e Codacons non hanno dubbi: più concorrenza, più benefici. La Confesercenti ribatte: più risparmio, meno qualità, ed in più c'è il rischio del monopolio della grande distribuzione. «È evidente - sostiene l'avv. Daniela Picozzi, presidente del Codacons di Cava - che c'è un grosso vantaggio per la naturale legge della domanda e dell'offerta. Prezzi che scendono e promozioni che aumentano. La concorrenza ha già causato in piccoli e medi centri commerciali presenti in città ammodernamento e rimodulazione, al ribasso delle strategie commerciali». Ribatte Aldo Trezza, presidente della Confesercenti metelliana: «È una banale generalizzazione. Si andasse, invece, a verificare il rapporto qualità-prezzo. Il consumatore va tutelato non solo sul prezzo, ma soprattutto con la qualità al giusto prezzo. Il mio invito è di verificare, a parità di prodotto, qual è l'effettivo vantaggio per i consumatori, che anzi, abbagliati da lustrini e paillette, sono portati a comprare anche cose inutili». Sott'accusa pure i "risparmi" sul personale. «Spesso - dice Trezza - il contatto con la clientela ai banchi è lasciato a ragazzi alle prime armi, senza esperienza, nè in grado di consigliare l'acquirente. Per non parlare delle difficoltà ad avere notizie sui prodotti negli scaffali. Inoltre, c'è una responsabilità politica sul rischio di monopolio della grande distribuzione. Una volta scomparsi i piccoli esercenti, come già sta succedendo in altre città, saranno loro i padroni del mercato e faranno loro i prezzi, non certo per favorire i consumatori». A dettare le regole, però, è l'andamento economico della città. «Purtroppo - sostiene l'avv. Luciano D'Amato, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori di Cava - dal nostro osservatorio si evince una sempre maggiore attenzione al prezzo, rinunciando alle prime scelte. Un segnale preoccupante della crisi economica della città, dopo il tracollo di settori importanti, come quello della tabacchicoltura, o di grosse aziende. Oggi, le scelte le fanno i consumatori in funzione dei bilanci familiari ed i commercianti farebbero bene a pensare a forme associative, che permettessero di strappare prezzi migliori ai fornitori, con conseguente beneficio dei consumatori».
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