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Cronaca

Ritrovati i ragazzi scomparsi

Inserito da (admin), giovedì 14 aprile 2005 00:00:00

Ultim'ora: Sono stati ritrovati stamani, a Salerno, il 14enne Daniele Ricciardi ed il 17enne Anilo Viziola, studenti del Liceo Classico "Marco Galdi" di Cava, di cui non si avevano più notizie da domenica pomeriggio. A quanto sembra dalle prime indiscrezioni, i due ragazzi sono stati riconosciuti questa mattina da un cittadino mentre erano a bordo di un treno proveniente da Pisciotta. Immediata la segnalazione ai Carabinieri della Stazione di Cava de'Tirreni, guidata dal comandante Paolo Mannino, che hanno poi rintracciato Daniele ed Anilo, all'incirca verso le ore 13, mentre passeggiavano lungo il Corso Vittorio Emanuele di Salerno. Ora i due ragazzi sono ritornati con le rispettive famiglie, per le quali è finalmente finito l'incubo, legato soprattutto ad una possibile implicazione in sette religiose. A domani per ulteriori dettagli sulla vicenda. Ecco, intanto, l'articolo pubblicato prima della notizia del ritrovamento.

 

Hanno fatto perdere le loro tracce. Da domenica scorsa sono scomparsi due studenti del Liceo Classico "Marco Galdi": Daniele Ricciardi, 14 anni, residente a Sant'Anna, ed il suo amico Anilo Viziola, 17enne, figlio di un professionista in passato consigliere comunale di Nocera Superiore . Le indagini seguite dai Carabinieri della Stazione locale, diretta dal comandante Paolo Mannino, portano ad un'unica pista, quella di un "santone". Secondo i militari, i giovani sarebbero stati plagiati da un uomo, il 43enne cavese Giovanni Milito, che li avrebbe spinti ad allontanarsi da casa per raggiungere l'area tra Matera e Diamante, teatro della Passione di Cristo di Gibson. Già 7 mesi fa Anilo aveva seguito la stessa strada, per poi fare rientro a casa. In queste ore l'uomo, denunciato per plagio dai genitori dei ragazzi, è stato interrogato dai militari. Il santone non avrebbe negato il suo coinvolgimento nella vicenda: «Hanno fatto bene a lasciare la loro casa, devono conoscere la verità. Io sono il Messia e loro sono i miei apostoli. Ritorneranno fra 2-3 giorni». La mamma ed il papà di Daniele, stravolti da queste lunghe ore di attesa, hanno deciso di fare un appello. «L'incubo è iniziato domenica pomeriggio - raccontano Maria De Luca e Massimo Ricciardi - Daniele è uscito di casa nel primo pomeriggio per andare a studiare a casa di un amico. Alle 17.30 non era rientrato. Mi sono allarmata ed ho chiamato l'amico, che mi ha detto che dopo un'ora dal suo arrivo era passato a citofonarlo Anilo ed erano usciti insieme». Chiama, allora, a casa dell'altro ragazzo - il cellulare di Daniele è già spento - ma non ha notizie dei due: neppure Anilo è rientrato. Superata la mezzanotte, decidono di rivolgersi ai Carabinieri. «Per iniziare le ricerche - spiega Maria De Luca - bisogna attendere 24 ore. Abbiamo avuto due segnalazioni. Mio nipote dice di aver visto Daniele in villa comunale lunedì mattina, lo aveva riconosciuto dal borsone. Anche degli anziani dicono di averlo visto dormire su una panchina». Così i genitori hanno scoperto che Daniele aveva portato con sé un borsone azzurro con le facce di Paperino, un jeans, una felpa gialla, il caricabatteria per il cellulare e la Bibbia. Con sé anche un centinaio di euro. I militari sono impegnati nelle ricerche senza un attimo di respiro: sotto controllo la zona di Diecimare, vista la passione per la montagna dei due ragazzi, ed il cellulare. Il telefonino è risultato acceso solo per qualche ora lunedì e martedi, ma non è stato possibile rintracciare la zona. «Daniele è un bambinone. Non va a letto senza il bacio della buonanotte ed ha perfino paura del buio», dice la madre con la voce rotta dalle lacrime. Chiunque abbia notizie di Daniele ed Anilo può telefonare al 347 7911678.

Giovanni il "fariseo", profeta di periferia

Si fa chiamare il "santone", ma molti lo conoscono come Giovanni il "fariseo", o semplicemente il "predicatore". Il suo vero nome è Giovanni Milito, 43 anni, una vita apparentemente normale. Alloggia in un prefabbricato del campo cointaner in via Ferrara, a Pregiato, e lavora come addetto al lavaggio auto in una delle concessionarie di auto usate del rione. L'aspetto, però, richiama quella che lui definisce «la mia missione»: pantaloni corti anche in inverno, pantofole ai piedi e capelli incolti. Al momento solo disordinati tasselli di quel puzzle che ricalca il fenomeno delle sette religiose. Un universo misterioso ed inquietante, che si è svelato agli occhi dei genitori dei due ragazzi scomparsi. «Qualche mese fa - racconta la madre di Daniele - ero in auto con mio figlio e lo vedemmo al lavaggio delle auto. Daniele mi disse solo poche parole, a cui io forse non diedi neppure tanto peso. Mi disse che quell'uomo era un predicatore. Diceva di conoscere la verità e di voler predicare il verbo». Fino a qualche anno fa Giovanni era un testimone di Geova, poi la ribellione. Con un lotta feroce, fatta anche di manifestini apparsi sulle mura della città contro questa religione, fino ad indicarne i seguaci come gli autori dell'attentato alle Torri Gemelle. Nasce così la sua nuova vita, quella di predicatore. Secondo le ultime ricostruzioni, fatte dai Carabinieri con la collaborazione di alcuni amici dei familiari dei due giovani scomparsi, Daniele ed Anilo sarebbero stati visti lunedì mattina mentre affiggevano manifesti di contestazione accanto ad una sede dei Testimoni di Geova. Negli ultimi anni l'attenzione di Milito si sarebbe rivolta ai giovani, con lo scopo di reclutare nuovi adepti. Nel mirino sarebbero finiti ragazzi di buona famiglia, vicini ai temi della religione e della filosofia, poco attratti dai passatempi comuni. Li avrebbe convinti ad allontanarsi dalla famiglia perché di intralcio al progetto, a rifiutare gli agi e le comodità (emblematico il rito dei capelli incolti e degli abiti dimessi) ed a compiere attività missionaria atta a reclutare nuovi adepti.

«Parto per fare il missionario»

Un viaggio in missione per aiutare i bisognosi. Qualche giorno prima della sua scomparsa, Daniele Ricciardi aveva rivelato alla zia paterna di voler partire per un lungo viaggio. «Aveva più volte ripetuto alla sorella di mio marito - racconta la madre Maria De Luca - di voler fare il missionario. Il suo sogno è di fare il medico senza frontiere. Un desiderio più che giusto, da noi ben visto. Ma nulla poteva far intendere che stesse per scappare di casa».

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