Tu sei qui: CronacaRaid al "Genoino", c'è una pista
Inserito da La Redazione (admin), mercoledì 4 febbraio 2009 00:00:00
Il sabotaggio non è bastato a far saltare le lezioni agli studenti del Liceo Scientifico “Genoino”: gli alunni sono tornati in classe il giorno dopo il grave episodio di vandalismo compiuto ai danni dell’edificio scolastico di via Enrico Di Marino.
La preside, Emilia Persiano, ha pressato le squadre di pulizia, che hanno lavorato ininterrottamente tutta la notte, per assicurare ai giovani studenti l’accesso alle aule e la normale ripresa delle lezioni. I bulli non devono averla vinta. Una grave sconfitta per il Liceo, alla ribalta della cronaca cittadina non per motivi di merito ed impegno scolastico, ma per atti di vandalismo e di teppismo.
Gli uomini della Polizia, dopo aver effettuato tutti i rilievi del caso, attendono i risultati dei test. Nel frattempo continuano le indagini, che seguono una pista ben precisa: i bulli, che sono entrati nella scuola forzando l’uscita di sicurezza della palestra, ne conoscevano l’architettura, la sistemazione dei piani e l’impianto d’allarme. Sapevano come muoversi e cosa fare. Conoscevano gli orari e le abitudini del custode della scuola, Franco Milione.
Sicuramente non si tratta di delinquenti professionisti, né di piromani esperti: non è stato trafugato nulla ed il tentativo d’incendio è stato messo a segno utilizzando carta e semplici accendini. Hanno tentato di aizzare il fuoco buttandoci sopra sedie e cattedre, ma il tentativo è miseramente fallito. Forse per rabbia o per dispetto, i teppisti hanno aperto gli estintori e cosparso aule e corridoi di polvere bianca.
Alla fine della bravata, si sono dileguati indisturbati. L’istituto, infatti, non ha alcun sistema di video sorveglianza, nonostante la preside abbia fatto innumerevoli segnalazioni, anche in seguito ad un episodio di vandalismo avvenuto nel 2007.
Dalle indiscrezioni trapelate lunedì mattina, le indagini si rivolgono a studenti che frequentano il Liceo o comunque ad ex alunni, che conoscevano la struttura. Tutti sperano che sia fatta chiarezza sul caso: dai professori alla preside, dal vicepreside agli alunni stessi. Dai ragazzi, infatti, arriva la condanna più aspra: «Siamo nei guai per pochi balordi che hanno dimostrato solo imbecillità. È stata un’offesa per tutti”.
Gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Cava, diretto da Pietro Caserta, non escludono alcuna pista, ma secondo i primi rilievi coloro che hanno pensato di danneggiare banchi, finestre e scrivanie sarebbero bulletti che volevano evitare un’interrogazione o dimostrare una ribellione contro lo studio e le regole.
Si lavora, dunque, serratamene e si studia la vita dell’istituto degli ultimi anni, per rintracciare i responsabili del raid vandalico. Di certo, però, occorre predisporre un piano di sicurezza, eventualmente di video sorveglianza. Ma l’allarme più grave è la crisi di valori, delle relazioni umane e politiche. I giovani sono i più esposti alle influenze della società d’oggi e al clima diffuso d’intolleranza, in un mondo abituato al facile successo propinato dalla tv. L’emergenza dovrà essere risolta impegnandosi a far comprendere ai giovani l’importanza di regole condivise e giuste basate sul sacrificio, sul lavoro e sullo studio.
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