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Cronaca

Quel maledetto killer invisibile

Inserito da (admin), venerdì 3 febbraio 2006 00:00:00

«Una volta di queste faccio una fesseria»: lo aveva ripetuto spesso alla moglie in questi ultimi mesi, ma nessuno credeva che quella frase, detta chissà quante volte, potesse essere il prologo di una fine tragica. Il giorno dopo la morte dell'operaio 40enne trovato impiccato nella cantina della sua abitazione, in via Vitale a Santa Lucia, è il momento del dolore e dello strazio, ma anche delle tante domande di chi non riesce a darsi una ragione.

«Solo lui sa cosa lo tormentava», hanno detto all'uscita del cimitero alcuni conoscenti. L'uomo ha scritto una lettera prima di farla finita: poche frasi per salutare la moglie ed i figli e per chiedere perdono. Nessun accenno alla ragione del suo mal di vivere. I familiari e gli amici - ascoltati dagli agenti del Commissariato di Polizia, diretto dal vicequestore Sebastiano Coppola - hanno raccontato di un uomo perbene, che non aveva grossi problemi. Il lavoro di imbianchino era diventato più sicuro ora che era stato assunto in una ditta. Le difficoltà economiche - indicate nelle prime ore dopo il ritrovamento del cadavere come una delle possibili cause - non erano diverse da quelle vissute dalle tante famiglie che oggi cercano di arrivare a fine mese. Eppure, lui aveva perso la voglia di vivere.

«Era depresso - hanno sottolineato i parenti - ci eravamo accorti che non era più come prima, ma non potevamo immaginare che potesse compiere un gesto simile». Nei giorni più grigi l'imbianchino ripeteva quasi ossessivamente: «Una volta di queste faccio una fesseria». Una frase a cui nessuno aveva dato il significato reale, pensando forse che, come accade spesso in momenti di sconforto e di rabbia, si ha voglia di scappare da tutto e da tutti. Ma mercoledì sera l'operaio non ce l'ha fatta, si è arreso al suo mal di vivere. Dopo aver scritto la lettera, ritrovata vicino al suo corpo e consegnata alla moglie, si è messo una corda attorno al collo.

I familiari hanno ritrovato il corpo nella cantina dell'abitazione. Hanno chiamato il 118, ma inutili sono stati i soccorsi: l'uomo era già morto. «Non hanno potuto fare nulla per salvarlo», confermano i familiari. Dopo l'esame esterno, il cadavere è stato trasportato al cimitero cittadino. Ieri mattina il magistrato di turno ha liberato la salma, alle 18 presso il camposanto si è tenuta la breve cerimonia religiosa, a cui ha preso parte una folla commossa. «Era un bravissimo ragazzo - afferma un anziano di S. Lucia - lo ricordo fin da bambino. È sempre stato un giovane tranquillo, ora era diventato un lavoratore onesto ed un buon padre di famiglia».

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