Tu sei qui: CronacaQuarant’anni fa la Legge 194, prima di allora l’aborto era un delitto
Inserito da (ranews), martedì 22 maggio 2018 13:04:48
Di Patrizia Reso
Il 22 maggio di quaranta anni fa fu approvata la legge 194, che ha permesso alle donne, non di abortire (perché già lo facevano), ma di accedere alle cure e assistenze necessarie in caso di interruzione volontaria di gravidanza.
Precedentemente al varo di questa legge, ci fu una raccolta di firme per indire un referendum abrogativo di alcuni articoli del Codice Penale, che rendevano reato, e quindi perseguibile per legge, l'aborto, sia per chi vi si sottoponeva che per chi lo praticava. Erano gli articoli che andavano dal 546 al 553 e furono introdotti dal regime fascista nel 1930, con la definizione "Dei delitti contro l'integrità e la sanità della stirpe", di seguito erano previsti tutti i casi ipotizzabili relativamente all'aborto, donna consenziente, donna non consenziente, estorsione del consenso, ecc.
"Per la difesa della stirpe", evidenzio queste parole per due ragioni: la prima perché non accenna minimamente a tutelare la salute della donna, considerata al pari di una coniglia, ma solo a salvaguardare "la stirpe italica", quest'ultima (seconda ragione) è stata una fissa del duce dall'inizio del suo mandato (esplicito nel Primo libro del fascista), per assicurarsi nuove generazioni, forti e valide per la guerra imperialistica e per la terra da coltivare, sfociata poi nelle leggi razziali del '38.
Alle donne il duce aprì le porte dello sport, illudendole - per un po'- di un'attenzione verso il desiderio di parità di diritti, cui ambivano già allora. Aprì le porte dello sport dilettantistico, non agonistico, perché altrimenti il fisico femminile si sarebbe alterato nella sua armonica flessuosità. In definitiva la donna poteva sì praticare lo sport, ma per rispondere ad un unico scopo: fortificare il corpo per garantire figli più sani alla patria. Questo tipo di referendum non ci fu più, perché in Parlamento approdò finalmente la 194, segnando un punto per l'Italia nella sua crescita in civiltà, dato che impediva di speculare sul corpo della donna.
Bisogna riconoscere che dal 22 maggio del '78 è stata posta la parola FINE alle migliaia di aborti clandestini che si consumavano, su tutto il territorio nazionale, da millenni. Le nostre nonne (bisnonne per molti, trisavole per moltissimi!) erano solite chiamarli "marinai" gli aborti procurati, attraverso vari espedienti, dalla mammana, alias ostetrica, in genere radiata, o vecchia del paese, che con ferri da calza o similia intervenivano sul corpo della donna, provocando danni a volte irrimediabili, finanche la morte, ai rimedi "fai da te", tipo decotto di prezzemolo, causa di molte emorragie che conducevano al decesso della donna. Aborti clandestini sono stati procurati nel tempo anche presso sedicenti ambulatori medici, per mano di esimi ginecologi, che si professano ufficialmente cattolici osservanti (in seguito obiettori) ma non disdegnavano lauti compensi, prescindendo dalla sicurezza sanitaria, che anche in questo caso hanno provocato numerosi decessi.
Oggi i sedicenti integralisti cattolici, che in molti casi coincidono, guarda caso, con rappresentanti della destra politica, dalla Lega a Forza Nuova (basta cercare per credere), stanno conducendo "una battaglia" per far depennare la 194, ricorrendo a immagini truci, fortemente falsate per colpire l'immaginario collettivo.
La legge 194 non ha mai obbligato alcuna donna ad abortire. Permette invece di accedere alle cure sanitarie necessarie e tutela il soggetto giuridico esistente. Negare l'assistenza all'autodeterminazione della donna equivale a giustificare la lapidazione, prevista in molti paesi che consideriamo, a volte con spocchia, meno evoluti rispetto a noi.
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