Tu sei qui: CronacaProcesso Delianuova, un carabiniere riconosce Chiafalà
Inserito da (admin), giovedì 1 luglio 2004 00:00:00
Un carabiniere di Palmi ha riconosciuto in aula Pierpaolo Chiafalà, il giovane ultrà aquilotto imputato nel processo che vede coinvolti i tifosi della Cavese e del Delianuova. Tutti accusati, a diverso titolo, per i tafferugli del 3 novembre 2002 avvenuti dopo la partita Delianuova-Cavese. Ieri, nel Tribunale di Reggio Calabria, si è tenuta la seconda udienza che ha dato seguito all'istruttoria, con l'audizione di uno dei carabinieri calabresi impegnati negli scontri. Il militare ha riconosciuto Chiafalà, difeso dagli avvocati Alfonso e Marco Senatore, come uno dei giovani identificati durante la guerriglia, perché armato di bastoni ed intento al lancio di pietre. Nel corso del contro-interrogatorio, il carabiniere ha negato, però, la presenza di prove fotografiche che ritraessero i tifosi biancoblù durante gli scontri. Secondo il militare, ci sarebbero solo foto dei supporter del Delianuova, perché scattate dagli ultrà delle Cavese e pertanto omologabili come foto di parte. Una tesi contestata dalla difesa, rappresentata dai fratelli Senatore. Secondo i legali di Chiafalà, quelle fotografie erano state scattate dalla Polizia di Gioia Tauro. Al termine della seduta, l'udienza è stata rinviata al prossimo 22 settembre. In quella data sarà ascoltato un secondo carabiniere e verranno acquisite le prove fotografiche per accertarne anche la provenienza. Si allungano i tempi, così, per la conclusione del processo, che ha già visto diversi verdetti. Lo stesso Chiafalà ha già ottenuto una prima vittoria giudiziaria. Nelle prime ore dall'avvio dell'inchiesta gli avvocati Senatore presentarono ricorso in Cassazione contro il provvedimento di diffida emesso dal questore nei confronti del giovane. La Cassazione accolse il ricorso, annullando il provvedimento ed il conseguente obbligo di firma. Negli altri tronconi del processo, 3 minorenni, tifosi della Cavese, difesi da Alfonso e Marco Senatore, sono stati assolti con formula piena. Due di loro, M.M. e V.C, furono rinviati a giudizio lo scorso gennaio dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Giuseppe Di Bella. Nel corso della stessa udienza fu stralciata la posizione di un terzo tifoso della Cavese, per un vizio di forma, mentre i 5 ultrà minorenni calabresi furono prosciolti: per loro il giudice dispose il non luogo a procedere. I due baby tifosi furono rinviati a giudizio, nonostante il pm avesse avanzato in sede di udienza preliminare la richiesta di perdono giudiziale. Possibilità respinta dagli avvocati Senatore, perché avrebbe significato una condanna a tutti gli effetti. Il Gip Di Bella decise per l'avvio del procedimento, dicendosi pronto ad approfondire le prove difensive presentate dai legali. I due giovani tifosi, accusati di resistenza a pubblico ufficiale - nella fattispecie i Carabinieri di Palmi - sono stati assolti con formula piena. Stesso verdetto anche per il terzo minorenne: venerdì scorso, in sede di udienza preliminare, il giudice del Tribunale calabrese ha deciso per l'assoluzione con formula piena. La difesa è riuscita a dimostrare che i fatti contestati - il lancio di pietre e sassi - non erano prova di aggressione, bensì legittima difesa.
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