Tu sei qui: CronacaPatto Territoriale, indagato Ferraioli
Inserito da (admin), mercoledì 10 agosto 2005 00:00:00
L'inchiesta sul Patto Territoriale "Costa d'Amalfi" è giunta ad una svolta con le perquisizioni effettuate nei giorni scorsi. I finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria del Comando provinciale, diretto dal colonnello Francesco Di Tommasi, hanno perquisito le abitazioni di Raffaele Ferraioli (destinatario anche di un avviso di garanzia), presidente della Comunità Montana Penisola Amalfitana, e della cognata Marisa Cuomo, oltre alla sede dell'azienda vinicola produttrice del vino "Gran Furore", di cui è titolare la Cuomo. Truffa aggravata: è questo il capo di imputazione configurato dalla Procura di Salerno ed in seguito al quale sono scattate le recenti perquisizioni. Ma a sorpresa, una volta sul posto, i finanzieri di Salerno si sono resi conto che la maggior parte della documentazione da loro richiesta era già stata acquisita dai colleghi del Nucleo regionale Repressione frodi comunitarie di Napoli. Questo lascerebbe presumere l'apertura di un precedente filone di inchiesta sull'erogazione dei fondi pubblici transitati attraverso gli uffici regionali. In via preliminare, si pone quindi per gli inquirenti il problema di un coordinamento tra le indagini, una delle quali, quella salernitana, ha portato alla configurazione del reato di truffa aggravata per Raffaele Ferraioli, difeso dall'avvocato Marcello Giani. L'indagine, di cui è titolare il procuratore aggiunto Michelangelo Russo, sarebbe stata avviata a seguito di una dettagliata denuncia alla Procura della Repubblica presentata due anni fa dal sindaco di Maiori, Stefano Della Pietra. All'epoca, al centro della questione non c'erano solo le presunte incompatibilità tra le cariche assunte in quel periodo da Ferraioli (presidente ed amministratore delegato del Patto Territoriale, sindaco di Furore e presidente della Comunità Montana), ma anche la distribuzione dei fondi provenienti dal Patto Territoriale. Nell'esposto presentato dal Comune di Maiori, che a quanto pare ha dato il via al nuovo filone d'inchiesta, sembra sia stata ricostruita l'intera vicenda legata ai finanziamenti del Patto Territoriale. Ed in particolare a quello concesso dalla società "Sviluppo Costa d'Amalfi" all'azienda vinicola "Gran Furore". Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, la ditta sarebbe stata favorita in quanto vicina, per rapporto di parentela, a Ferraioli, all'epoca dei fatti presidente ed amministratore della "Sviluppo Costa d'Amalfi Spa". Ma le indagini condotte dalle Fiamme Gialle non si fermano qui. Al vaglio degli inquirenti vi è l'intera documentazione sequestrata ed in parte già precedentemente acquisita. Le indagini, condotte dai finanzieri a 360 gradi, non sembrano essere limitate al solo finanziamento relativo all'azienda vinicola di Marisa Cuomo. Nel mirino degli inquirenti ci sarebbero altri progetti vagliati dalla "Europrogetti e finanza". Finanziamenti per decine di miliardi di vecchie lire, su cui la magistratura ora cerca di fare luce. Verifiche incrociate, con acquisizioni di documentazioni anche presso gli enti pubblici coinvolti nelle procedure di liquidazione dei fondi, sono in atto al fine di verificare i titoli e la legittimità dei provvedimenti di erogazione delle ingenti somme. L'offensiva contro il Patto Territoriale ed i 100 miliardi di vecchie lire da distribuire sul territorio (oltre ai Comuni della Costiera Amalfitana figuravano anche Cava de'Tirreni ed Agerola) si scatenò nel 2003 quando un'inchiesta giornalistica, condotta dal mensile "E' Costiera", mise in luce una serie di presunte discrasie relative alle graduatorie ed alla distribuzione dei fondi. Era il giugno 2003 quando fu puntato l'indice contro la mancata creazione dei 1.000 posti di lavoro previsti. Qualche mese dopo, dal Comune di Maiori partì un esposto alla Procura della Repubblica, presentato dal sindaco Della Pietra. Per il primo cittadino di Maiori i casi più eclatanti erano due: una cartiera di Cava de'Tirreni e l'azienda vinicola di Furore, che, secondo Della Pietra, pare non risultasse inizialmente inserita nella graduatoria principale, per poi esservi ammessa in seconda istanza. «Non ho nessun commento da fare, salvo ribadire la piena fiducia in tutti»: è il commento del sindaco di Maiori.
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