Tu sei qui: CronacaParco Trapanese, la parola ai testimoni dell'accusa
Inserito da Il Mattino (admin), venerdì 6 dicembre 2002 00:00:00
L'ex comandante della Stazione locale dei Carabinieri, Giuseppe Recchimuzzi, l'architetto Gabriella Alfano ed Antonio Di Maio, consulente tecnico nominato dal pubblico ministero, saranno in aula il prossimo 9 gennaio come testimoni nel lungo processo sulle concessioni edilizie, che vede coinvolti in veste di imputati esponenti delle passate Amministrazioni comunali e dirigenti tecnici. Archiviata l'assoluzione del sindaco Alfredo Messina (all'epoca dei fatti, dirigente dell'Ufficio Legale dell'Amministrazione Abbro), la parola passa all'accusa. Saranno ascoltati i tre testi - il maresciallo Recchimuzzi, che ha seguito le indagini, l'architetto Alfano ed il consulente della pubblica accusa, Di Maio, che ha eseguito le perizie tecniche - che rappresentano lo zoccolo duro dell'impianto accusatorio. Davanti al giudice della II Sezione penale del Tribunale di Salerno torneranno, così, in aula Alfonso Laudato, attuale consigliere comunale (all'epoca, assessore all'Urbanistica e Contezioso, difeso dall'avvocato Marco Salerno), Raffaele Fiorillo (allora vicesindaco, difeso da Agostino De Caro) e Mario Mellini (ingegnere capo, difeso dall'avvocato Vittorio Del Vecchio), che dovranno rispondere di abuso d'ufficio per la violazione di una serie di leggi regionali speciali in materia di concessione edilizia. I fatti contestati si riferiscono al decennio 86-97. Secondo l'accusa, gli ex amministratori comunali, in concorso con i dirigenti tecnici (tra i quali, l'ex geometra comunale Eugenio Teneriello, difeso dall'avvocato Pasquale Adinolfi, l'unico accusato di falso per la sottoscrizione del certificato che ha consentito al costruttore Trapanese di vedere dimezzata la polizza di fideiussione), avrebbero favorito, arrecandogli un vantaggio economico patrimoniale, l'imprenditore edile Salvatore Trapanese. Al centro della lunga vicenda giudiziaria c'è la stipula di una convenzione tra l'allora Amministrazione Abbro ed il costruttore cavese. Sulla base di questo «accordo», Trapanese avrebbe ottenuto la concessione per la costruzione di un parco nella zona di San Cesareo-Castagneto, impegnandosi, in cambio, a realizzare le cosiddette opere di urbanizzazione primarie e secondarie (strade, strutture sportive e verde pubblico). Una condizione che, secondo le ipotesi accusatorie, non sarebbe stata rispettata. Ciò nonostante, l'imprenditore avrebbe visto dimezzare la polizza di fideiussione da 182 a 90 milioni delle vecchie lire. A far scattare le indagini una serie di denunce, presentate dagli acquirenti degli appartamenti del Parco Trapanese.
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