Tu sei qui: CronacaOmicidio Milite, ascoltato l'amico testimone
Inserito da (admin), giovedì 16 febbraio 2006 00:00:00
Ascoltato dalla Polizia tunisina Michele Reina, l'amico di Adolfo Milite partito da Salerno sabato scorso per raggiungere la casa presa in fitto ad Hammamet. Gli investigatori hanno deciso di raccogliere la sua testimonianza, essendo stato una delle ultime persone che hanno visto e parlato con Milite prima della barbara uccisione. E così, l'arresto dei due presunti assassini non ha ancora posto la parola fine ad una tragedia che sta sconvolgendo l'intera città.
I due giovani di Nabeul, rispettivamente di 23 e 25 anni, sono stati interrogati per ore. A quanto si apprende, al momento del fermo i due erano ubriachi e, con ogni probabilità, sotto effetto di droghe. Il loro stato confusionale non avrebbe consentito agli inquirenti di avviare un confronto. Con il passare delle ore sembra che i due si sarebbero limitati a dire di non ricordare. Si attendono ora i risultati dell'autopsia. Da un primo esame del cadavere, la morte sarebbe avvenuta per dissanguamento. I segni sul cadavere sembrerebbero far pensare ad una violenta colluttazione.
Intanto, nella mattinata di ieri il nipote, figlio del primo fratello di Adolfo Milite, è partito insieme ad altri amici dell'ex allenatore alla volta di Hammamet. Lo scopo ufficiale del viaggio è cercare di accelerare le procedure di rientro della salma, che a quanto pare dovrebbe fare ritorno in Italia lunedì prossimo. Ma conoscenti e congiunti riferiscono che i familiari non hanno ricevuto ancora una ricostruzione ufficiale da parte del Ministero degli Esteri. In queste ore lo stesso nipote, di professione ingegnere, che è partito per Hammamet, e la nipote avvocato stanno intrattenendo fitti rapporti con la Farnesina e con l'Ambasciata, per cercare di sapere con esattezza se le indagini sulla morte dello zio siano state chiuse o se sono in corso ulteriori accertamenti ed ipotesi al vaglio degli inquirenti.
Secondo prime indiscrezioni, la voce, trapelata nella giornata di ieri e ripresa dai telegiornali nazionali, circa indagini parallele alla pista della rapina, sarebbe stata confermata. La vicenda giudiziaria, culminata con un patteggiamento della pena relativa al traffico internazionale di auto, avrebbe spinto le forze di Polizia locale ad escludere anche altri moventi.
Al momento, la versione ufficiale resta la stessa: Adolfo Milite sarebbe stato ucciso perché ha sorpreso in casa i due giovani rapinatori. Secondo alcune versioni, Milite avrebbe reagito, scatenando la violenza dei suoi rapinatori. Ed anche per questo uno dei due avrebbe perso un gesso ortopedico. Stando invece ad un'altra ricostruzione, l'ex allenatore della Cavese avrebbe visto in faccia i due giovani e per questo sarebbe stato ammazzato. Dai ieri anche le Procure salernitane, che hanno seguito l'inchiesta denominata "Operazione Cartagine", hanno fatto richiesta presso il Ministero degli Esteri di ricevere copia dei verbali delle indagini avviate dalla Polizia tunisina.
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