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Cronaca

"Olmi abbattuti, solo sterili polemiche"

Inserito da (admin), venerdì 12 novembre 2010 00:00:00

L’antico sacrato della Basilica Pontificia della Madonna dell’Olmo, come indicatoci dall’Architetto Pio Silvestro, necessita di urgenti opere di consolidamento strutturale ed ampliamento, per cui, previa autorizzazione degli organi preposti, si è reso necessario abbattere le due piante di olmo poste dietro l’edicola votiva.

Non immaginavamo che ciò avesse potuto suscitare risentimenti e polemiche fra la popolazione, dettate anche dalla credenza popolare che gli stessi potessero essere quelli sui quali, circa mille anni fa, apparve il quadro della Vergine Maria e prima di portarci in loco, nel corso della trasmissione radiofonica “Echi di Cava de’Tirreni”, irradiata martedì mattina su Radio New Generation, nel rispondere a Salvatore, assiduo radioascoltatore, abbiamo ricordato quanto narra la leggenda circa il ritrovamento dell’icona bizantina raffigurante la Madonna e cioè: “in un’oscura notte dell’XI secolo, mentre i pastori del Distretto di Metelliano e di Sant’Adjutore pascolavano le greggi, videro nella valle un insolito bagliore. La visione si replicò anche nelle notti seguenti, tanto che i pastori avvertirono l’Abate Pietro, a quel tempo a capo dell’Ordo Cavensis (ordine benedettino cavense) della Santissima Trinità (1079-1123), il quale inviò in loco persone di sua fiducia, ma appena queste si avvicinavano alle luci scomparivano. L’Abate, saggio e prudente, vi si recò col clero ed il bagliore non scomparve e sulla pianta d’olmo, circondata dalle lucenti facelle (piccole fiaccole), vi era l’immagine della Madonna. La sacra icona, tolta dai rami, fu portata in pia processione nella chiesa di San Cesareo, ove si pregò lungamente. Alcuni giorni dopo l’Abate venne a conoscenza che l’immagine era tornata ad apparire sull’olmo ove fu tolta e così il futuro Santo monaco decise di far costruire una chiesa in quel sito, detto Panicuocolo”.

Questa è la leggenda, ma l’occasione ci è grata per rimembrare anche che l’8 Aprile 1488 l’Università della Città di Cava (la civica amministrazione) approvò la proposta del sindaco Fabrizio de Curtis, relativa alla prosecuzione dei lavori per l’edificazione della chiesa. La delibera indicava: “…fabrica incepta in Ecclesia Sanctae Mariae Virginis de Panicuocolo…eget pecunia ad complendam ipsam fabricam…”. La traduzione ci ricorda che la costruzione abbisognava di altro denaro per essere ultimata. Il completamento si ebbe sul finire del 1500.

Tornando agli olmi recisi, nella tarda mattinata di martedì, come detto, ci siamo recati presso la Basilica della Madonna dell’Olmo, ed accompagnati da Mario Farano, abbiamo incontrato Giannino Colella, Alba Murolo ed il consorte, Lorenzo (Renzino) Sorrentino (uno dei figli dello storico panettiere “vrasera”), tutti residenti nell’attiguo “Palazzo Fiorillo” di Corso Principe Amedeo, i quali hanno asserito che i due olmi recisi furono fatti piantare nell’inverno del 1964 da Padre Lorenzo D’Onghia, Parroco della Parrocchia della Madonna dell’Olmo, dopo aver fatto svellere un ormai secco e grande olmo.

Le due nuove piante furono fatte venire dal lontano Giappone, poiché, come si diceva, avrebbero avuto una vita più lunga degli olmi italiani. I citati testimoni oculari ci hanno, quindi, assicurato che le piante abbattute hanno poco più di cinque lustri (46 anni). Resta da dire anche che i Padri Filippini, nel 1980, per riportare alla memoria la leggenda dell’apparizione dell’icona sull’olmo, come confermatoci anche dai nostri tre interlocutori, fecero porre a dimora altri due olmi, tutt’ora vegeti dietro l’edicola.

La storia ci ricorda che la prima pietra per l’edificazione della Basilica Pontificia Minore della Madonna dell’Olmo di Cava de’Tirreni fu posta il 2 Febbraio 1482 dal 70enne frate Francesco di Paola, quando questi, per ordine del Papa Sisto IV, transitò dalla Città di Cava (il toponimo Cava de’Tirreni origina dal 23 Ottobre 1862) per recarsi in Francia dal gravemente ammalato Re Luigi XI. Nel 1581 i sacri luoghi furono raggiunti dai Minimi, ordine mendicante fondato da San Francesco di Paola nel 1435. Nel 1672 l’Università, su proposta del Sindaco Fulvio Atenolfi, determinò che la Patrona della Città di Cava fosse la Madonna dell’Olmo e così, da quell’anno, l’8 Settembre, si celebrano i festeggiamenti in suo onore.

Per dovere di cronaca dobbiamo ricordare che già dal 1520 la Diocesi di Cava venerava il suo patrone, nella figura di Sant’Adjutore, il Vescovo africano. Il Regio Decreto del 15 Novembre 1807 soppresse l’Ordine dei Minimi, per cui la Chiesa ed il Convento passarono al pubblico Demanio. Nel 1857 i frati fecero ritorno nel convento, ma lo ripersero nel 1866, quando le leggi di soppressione lo ridestinarono alla civica amministrazione, che lo vendette al Parroco della chiesa di Santa Maria dell’Olmo il 20 Settembre dello stesso anno. Il 31 Dicembre 1896, invitato dal Vescovo Monsignor Giuseppe Izzo, giunse a Cava de’Tirreni il pio sacerdote filippino Padre Giulio Castelli, oggi Servo di Dio. Papa Pio IX nel 1931 elevò la Chiesa di cui parliamo a Basilica Minore Pontificia.

Livio Trapanese

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