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Cronaca

La "Festa" vissuta dall'Arcivescovo

Inserito da (admin), venerdì 11 giugno 2010 00:00:00

Alla vigilia della 354ª edizione dei “Festeggiamenti in onore del SS. Sacramento”, la Redazione di “Carpe Diem…”, periodico curato dall’Associazione “Archibugieri SS. Sacramento”, ha incontrato S.E. Mons. Orazio Soricelli, Arcivescovo di Amalfi-Cava de’ Tirreni. E’ stata l’occasione per soffermarsi sui tanti aspetti religiosi, culturali e folcloristici della festività. Ecco l’intervista:

Sua Eccellenza, cosa rappresenta per la Chiesa cavese questa ricorrenza?
Alla radice dell’annuale “Festa di Monte Castello” c’è un evento religioso che ha contrassegnato la storia della nostra città: la fine della peste del 1656, attribuita all’affidamento a Gesù Eucaristia. Questa ricorrenza, per la nostra Chiesa locale, è un’occasione per riscoprire l’importanza del SS. Sacramento e per ravvivarne la devozione.

Lei è Pastore di questa Diocesi dal 23 settembre 2000. Com’è stato il primo impatto con la città ed in particolare con questa Festa?
Quest’anno ricorre il 10° anniversario della mia ordinazione episcopale e dell’ingresso in Diocesi. Fin dal primo momento ho ricevuto una buona accoglienza ed ho trovato i cittadini molto cordiali. La “Festa di Monte Castello”, con le sue tipiche manifestazioni, è stata una vera scoperta che subito mi ha attratto e coinvolto.

I Festeggiamenti sono scanditi da vari momenti importanti, ma il “clou” è sicuramente il giovedì dell’ottava del Corpus Domini. Come vive l’intensa giornata al Castello?
La celebrazione mattutina presso il Castello, seguita dalla benedizione dei pistoni, e la processione eucaristica serale con la benedizione della città dai quattro punti cardinali, costituiscono certamente tra i momenti più intensi e significativi della giornata. Molto bella è anche la presenza delle postazioni dei vari Gruppi, che trascorrono la giornata tra spari di pistoni e momenti conviviali. Fin dal primo anno con molto piacere mi sono soffermato a visitare i vari raggruppamenti per conoscere le loro storie e tradizioni.

C’è un aneddoto particolare legato alla Festa che vuole raccontarci?
I pistoni, che inizialmente erano armi da guerra, oggi sono utilizzati per esprimere la gioia della Festa. Qualche anno, su cordiale insistenza, ho maneggiato i pesanti pistoni. Per me è stata una novità, perché non amo le armi.

Altro momento importante è la Benedizione dei Trombonieri da lei impartita. Che effetto le fa vedere Piazza Duomo gremita da un migliaio di figuranti?
Dal sagrato della Concattedrale si ha un colpo d’occhio incantevole. E’ uno spettacolo meraviglioso e variopinto di costumi, stendardi, bandiere, di suoni di tamburi e di chiarine. Tanti volti e tante storie. Con il passare degli anni, insieme alla benedizione, ho voluto trasmettere dei messaggi alle centinaia di trombonieri, sbandieratori e cavalieri presenti sulla piazza del Duomo. Ho cercato di annunciare i valori dell’amicizia, della solidarietà, del camminare insieme, così come propone il piano pastorale diocesano.

Il miracolo eucaristico del 1656 liberò la città dal flagello della peste. Attualizzando la Festa al contesto contemporaneo, qual è secondo lei la “peste” al giorno d’oggi?
E’ difficile individuare quale sia la “peste” che affligge l’attuale società. I problemi sono tanti e di difficile soluzione. Forse la diffusione della droga e del nichilismo, che coinvolge soprattutto le giovani generazioni, può essere considerata la peste della società contemporanea.

Com’è cambiata la Festa durante il suo episcopato? Se potesse, quali variazioni apporterebbe per migliorarla?
Dopo oltre tre secoli e mezzo di storia, con tradizioni ormai consolidate nel tempo, è molto difficile apportare dei cambiamenti sostanziali. Penso, però, che l’eventuale cambiamento, o rinnovamento, debba riguardare non tanto le tradizioni culturali, gastronomiche o folcloristiche, ma piuttosto dando uno spazio maggiore alla dimensione spirituale. Trattandosi non solo di una festa civile, ma di una celebrazione che ha anche un risvolto religioso, non è mai troppo lo spazio riservato alla crescita cristiana ed alla formazione spirituale. Proporrei dei momenti più intensi di catechesi, perché la città, che fa memoria grata di un miracolo eucaristico, cresca nella dimensione della solidarietà e del servizio.

A suo giudizio, perché la “Festa di Monte Castello” rimane ancorata al contesto cittadino, senza riuscire ad “emergere” all’esterno?
Ci sono delle espressioni della Festa, come le rievocazioni storiche, che certamente meriterebbero di essere conosciute da un pubblico più ampio e di essere “esportate”. Tuttavia, credo che occorre evitare di essere eccessivamente ripetitivi, dando più spazio all’inventiva ed alla fantasia.

La “Festa di Monte Castello” è nella tradizione cavese sinonimo di fede religiosa e folklore. Oggi a prevalere è ancora l’anima religiosa o l’aspetto folcloristico?
L’aspetto folcloristico è sicuramente quello più appariscente e predominante, tuttavia bisogna far emergere, decisamente, l’aspetto spirituale per non svuotare la Festa della sua anima.

Cava de’ Tirreni pullula di associazioni. Com’è il suo rapporto con il mondo associazionistico e con i vari Sodalizi cittadini?
La città di Cava de’ Tirreni vanta una buona presenza di associazioni, ecclesiali e non. Credo che le associazioni sono un’autentica ricchezza per il territorio, soprattutto per la crescita e la formazione dei giovani. Ho cercato, specialmente in occasione della visita pastorale, di cogliere tutte le occasioni per incontrare i gruppi, per fermarmi a dialogare amichevolmente con i soci e per incoraggiarli nelle loro attività e difficoltà.

Secondo lei, quale ruolo sociale dovrebbero ricoprire i Gruppi folcloristici cittadini?
I Gruppi, depositari di antiche magnifiche tradizioni, dovrebbero non disperdere il loro prezioso patrimonio e mirare anche alla formazione sociale e spirituale dei soci. Trascorrere tante ore per esercitarsi con le bandiere o i tamburi allontana, certamente, dalla strada e da eventuali pericoli, ma non fa crescere automaticamente buoni cristiani e bravi cittadini se non si seminano nel cuore i valori autentici dell’esistenza. I Gruppi, guidati da bravi e competenti animatori, possono svolgere un ruolo sociale eccellente. Oggi che si parla di emergenza educativa, occorre un’alleanza educativa che coinvolga non solo la famiglia, la scuola e la parrocchia, ma anche i Gruppi, stabilmente costituiti.

In conclusione, quale messaggio vuole lanciare alla città in occasione di questa Festa tanto cara ai cavesi?
In occasione della Festa eucaristica di Monte Castello, desidero augurare a tutti i cavesi di trascorrere questi giorni nella serenità e nella gioia, senza dimenticare il Festeggiato.

Intervista tratta da “Carpe Diem…”, periodico a cura dell’Associazione storico-culturale “Archibugieri SS. Sacramento”

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