Tu sei qui: CronacaIn migliaia per l'ultimo applauso a Catello
Inserito da (admin), venerdì 21 aprile 2006 00:00:00
Sono in tremila, forse più, per l'ultimo saluto a Catello, l'eroe che resterà per sempre nella storia della Cavese. Pienissimo il Duomo, stracolma la piazza con la fontana. Non ci sono solo tifosi, c'è tutta Cava ad onorare la memoria di Catello Mari. Anziani, giovani mamme, donne, anche chi allo stadio non ci è andato mai: tutti volevano essere qui a dare l'ultimo saluto a quello che era diventato un figlio di Cava, il protagonista principale di una vittoria sportiva attesa 20 anni, il giovane che se ne è andato via tragicamente in un incidente stradale la notte di Pasqua.
E Giuseppe, il papà Carabiniere, questo enorme abbraccio di Cava lo ho sentito, forte. «Grazie a voi ho capito quanto mio figlio era grande. La sua ultima vittoria è stata quella di riconciliare le tifoserie di Cava de'Tirreni e Castellammare. Deve essere solo l'inizio, il discorso vale per Salerno, Nocera. Allo stadio bisogna andare a divertirsi e tornare a casa con un sorriso, proprio così come voleva Catello», ha detto durante il suo intervento in chiesa, applauditissimo. La città si è fermata, dalle 16.30. Due ore di serrata dei negozi, per rispetto di Catello. Uno striscione già allo svincolo dell'autostrada: "Curva sud, Catello Mari". Altri due all'ingresso del Duomo: "A chi ci guarda da lassù", "Catello 6 con noi»". E l'enorme fiume umano diretto al Duomo, all'interno tutti in silenzio, rispetto ed incredulità, occhi rossi, ma grande compostezza.
Ci sono i ragazzi del settore giovanile della Cavese in tuta, i giocatori della prima squadra sono seduti nelle prime file. Sono tanti gli amici ed i vecchi compagni di Mari, c'è il vecchio allenatore Capuano, si vedono Rovani e Maschio. Ci sono i Carabinieri ed i colleghi del fratello, della Scuola Marescialli di Velletri. Entra per ultimo papà Giuseppe con la signora Maria, si siedono vicini ad Angelo, l'altro figlio, una straordinaria somiglianza con Catello, una goccia d'acqua. Nella stessa fila c'è Rosaria, la ragazza di Mari, con sua sorella, che è la moglie di Angelo. I parenti stretti, i genitori, seguono la cerimonia religiosa raccolti nel silenzio e nella riflessione, vivendo con grande compostezza il loro dolore.
«Ai genitori, alla fidanzata, al fratello, ai tifosi della Cavese, in questo momento di immenso dolore dico che affidiamo questo giovane al Signore perché possa rifiorire in cielo. La città di Cava si unisce al dramma della famiglia: nel giorno della C1 un tragico incidente stradale ha spezzato l'entusiasmo di Catello e di tutti quanti. Si può trovare un conforto solo nella luce della fede per aprire alla speranza», ha cominciato così l'omelia l'Arcivescovo Orazio Soricelli. E l'ha conclusa con un vero e proprio omaggio al calciatore ed all'uomo Catello Mari. «Grazie Catello per la tua giovialità e per la tua allegria, grazie al leone che in campo si trasformava in un insuperabile baluardo, grazie per la promozione in C1, grazie per il "miracolo" di avere unito tifoserie rivali. Cava non ti dimenticherà mai».
L'ultimo a salire sull'altare, a parlare, è il papà, Giuseppe: «In questo giorno particolarmente difficile, ho chiesto a mio figlio la forza per parlare. Ho detto: Lello, aiutami a dire cose semplici ed efficaci per poter ringraziare tutti quelli che ti sono stati vicini. Sapevo di avere un ragazzo umile che giocava al calcio. Ora ho capito di avere un figlio più grande di quanto credevo. Catello, ti voglio bene. Grazie alla squadra ed a Campilongo. Io e mia moglie abbiamo insegnato a mio figlio i valori della vita, Campilongo lo ho fatto diventare il calciatore così amato da tutti quanti voi». E giù un lunghissimo applauso. Un altro interminabile nella piazza gremita quando le auto dei parenti vanno via. E poi l'urlo: Catello, Catello. Ed ancora: Eroe, eroe.
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