Tu sei qui: CronacaI tifosi diffidati presentano ricorso
Inserito da (admin), lunedì 15 dicembre 2003 00:00:00
Presentato il ricorso al prefetto di Isernia contro il provvedimento di diffida dallo stadio emesso per sessanta tifosi metelliani, coinvolti nell'incidente del dopo gara tra Isernia e Cavese quando, da uno dei due pullman dei supporter, fu lanciata una pentola che colpì un'auto sui cui viaggiava un'intera famiglia, i cui componenti erano rimasti lievemente feriti. Ad annunciarlo è l'avvocato Marco Senatore, che assistite uno dei ragazzi raggiunti da diffida e obbligo di firma, in concomitanza con l'inizio della partita della Cavese. Il giovane ribadisce la propria estraneità ai fatti, impugnando così il provvedimento, a detta dal suo legale, generico, perchè tenderebbe a punire un folto gruppo di persone per un fatto imputabile ad un singolo. Ma non basta. Nel ricorso, che sarà presentato in queste ore, verrebbero evidenziate fra l'altro le circostanze spazio-temporali nelle quali si sarebbe verificato l'episodio e, cioè, a circa 30 chilometri di distanza dallo stadio ed all'interno di una galleria. Dalla testimonianza di alcuni tifosi salterebbe così fuori una versione diversa. Stando alla ricostruzione, fornita nelle prime ore dagli agenti della questura di Isernia, la pentola sarebbe stata lanciata da uno dei finestrini del pullman metelliano. Oggi a parecchie settimane di distanza dalla trasferta in terra molisana, un nutrito gruppo di tifosi coinvolti nell'episodio e poi diffidati tenta di provare una ricostruzione dei fatti diversa da quella avanzata dagli inquirenti. Secondo il giovane ultrà in galleria in quello stesso istante si trovavano due pullman, uno sui cui viaggiava parte della comitiva di supporter della Cavese e un secondo occupato da turisti. Stando al suo racconto, nessuno dei componenti della famiglia rimasta ferita era stato in grado di riferire con certezza né chi era stato l'autore del folle gesto né tanto meno da dove era stata lanciata la pentola che aveva infranto il finestrino dell'auto. Insomma non ci sarebbe una prova della loro colpevolezza. Al momento la ricostruzione ufficiale resta quella della polizia locale. Quella domenica pomeriggio nessuno dei tifosi che viaggiava sul pullman fermato dagli agenti volle fare il nome di chi avesse materialmente lanciato la pentola. E così proprio quel velo di omertà sarebbe stata la ragione di una «pena» di massa. I poliziotti si videro costretti ad identificare l'intero gruppo di tifosi e poi denunciarlo per violenza e lesioni personali. Quanto basta per far scattare il provvedimento di diffida e l'obbligo di firma presso gli uffici del commissariato locale in concomitanza con l'inizio delle partite della Cavese. La risposta dei tifosi non si fece attendere. La domenica successiva una frangia di ultrà disertò lo stadio Simonetta Lamberti. Fu sciopero del tifo per tutta la durata del primo tempo. Intanto lontano dagli spalti un centinaio di ragazzi diede vita ad un corteo di protesta. «Diffidati loro, diffidati tutti»: questo l'eloquente messaggio scritto su uno degli striscioni esposti fuori dal campo.
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