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Cronaca

I Patti Lateranensi ed il Nuovo Concordato

Inserito da Livio Trapanese (admin), giovedì 10 settembre 2009 00:00:00

I media, recentemente, carpendo qualche “poca attenta dichiarazione” da parte di esponenti politici nei confronti della Chiesa, hanno posto l’accento sui rapporti Stato-Chiesa, ovvero Governo-Chiesa. Noi non osiamo entrare nel merito, anche perché sembra che le “cose” siano tornate al loro posto, ma vogliamo che si sappia quanto è stato non facile addivenire prima ai Patti Lateranensi e poi al Nuovo Concordato fra Stato e Chiesa.

La storia ci ricorda che era l’11 febbraio 1929 quando a Roma, nel palazzo di San Giovanni in Laterano, i rappresentanti dello Stato italiano, nella persona del Primo Ministro, Cavaliere Benito Mussolini, e della Chiesa, rappresentata dal Cardinale Pietro Gasparri, s’incontrarono per la firma dei Patti Lateranensi, dai quali “scaturì”, ufficialmente, il più piccolo paese del mondo: lo Stato della “Città del Vaticano”, a capo del quale vi era Papa Pio XI.

L’Italia, a differenza delle altre Nazioni, dovette risolvere il problema dei rapporti con la Chiesa di Roma. Tale esigenza, già sentita sin dai primi del ‘900, aveva spinto i liberali a muovere timidi tentativi riconciliatori, ma visto che la “Questione Romana” era materia molto delicata, tutti temevano di “scottarsi le dita”.

Le vecchie ruggini tra il nostro Stato e la Chiesa incominciarono a dissolversi proprio con la prima guerra mondiale. Negli oltre 50 anni dall’entrata dei bersaglieri a Roma, molte ostilità si erano stemperate e fu proprio la Chiesa a capacitarsi che i tempi erano maturi per cui andava risolta la questione romana. La ferita apertasi nel 1870 doveva essere ineluttabilmente sanata e per il Vaticano era giunta l’ora di ritagliarsi un confine giuridico, ovvero un lembo di terra nello Stato italiano, in cui svolgere le proprie funzioni.

Per la firma dell’accordo fu scelta la data dell’11 febbraio 1929, quale ricorreva dell’apparizione di Nostra Signora di Lourdes. I Patti vennero articolati in tre atti:
1. Il Trattato, col quale la Santa Sede riconosceva la sovranità dello Stato italiano e Roma capitale. Lo Stato italiano, dal canto suo, riconosceva la sovranità pontificia sulla Città del Vaticano.
2. La Convenzione finanziaria, a mezzo della quale venne stabilita la somma risarcitoria che lo Stato doveva versare (a titolo d’indennità) alla Chiesa, per l’occupazione dello Stato Pontificio.
3. Il Concordato, destinato a regolare i rapporti tra Stato e Chiesa, conferiva effetti civili al matrimonio religioso, garantiva l’autonomia dell’Azione Cattolica nell’educazione dei giovani e proclamava la dottrina cattolica “fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica”, ampliandone l’insegnamento anche nelle scuole secondarie.

Con la firma dei Patti Lateranensi, il Governo del tempo, ovviamente quello fascista, ottenne un’importante affermazione politica: il suo riconoscimento da parte della Chiesa Cattolica. L’opinione pubblica riconobbe in Benito Mussolini “l’uomo della Provvidenza” od il “solutore” dell’annoso dissidio tra Stato italiano e Chiesa, mai affrontato prima, con decisione, dai politici liberali. Papa Pio XI, il 13 febbraio 1929, commentando i Patti Lateranensi, disse: “Siamo stati nobilmente assecondati, forse ci voleva un uomo come quello che la Provvidenza ci ha fatto incontrare, un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale (Mussolini)”.

Con riguardo all’autonomia delle Associazioni Cattoliche, ritenute fucine di democrazia e di critica, non si può non sottolineare che non mancarono attriti e tensioni fra il Governo fascista e la Chiesa. Il fascismo, mirando ad un “pensiero unico”, ovvero a monopolizzare l’educazione dei giovani, mal tollerava la competitiva apertura dei gruppi giovanili, come la Federazione Universitari Cattolici Italiani, tanto che il Governo, nel 1931, ordinò che venissero sciolte tutte le associazioni cattoliche, ad eccezione dell’Azione Cattolica, la quale fu “relegata” a svolgere attività puramente religiose.

I Patti furono riconosciuti ed inseriti nell’art. 7 della Costituzione, ove è detto che qualsiasi modifica deve avvenire di mutuo accordo tra Stato e Santa Sede.

Il 18 febbraio 1984, l’On. Bettino Craxi, Presidente del Consiglio dello Stato italiano, ed il Cardinale Agostino Casaroli, per la Santa Sede, firmarono il Nuovo Concordato, il cui articolo 1 fa esplicito richiamo all’impegno dello Stato e della Chiesa a lavorare insieme, di comune accordo, per il bene del Paese e per la crescita e la promozione dell’uomo.

Le principali modifiche furono:
a. la rimozione della clausola riguardante il cattolicesimo come religione di Stato;
b. l’insegnamento nelle scuole della religione cattolica da obbligatoria divenne facoltativa;
c. il clero cattolico viene finanziato da una frazione del gettito totale dell’I.R.Pe.F.;
d. la nomina dei Vescovi non richiede più l’approvazione del Governo italiano;
e. l’istituzione del “matrimonio concordatario” (allorquando è celebrato dai Ministri della Chiesa (sacerdoti) ha valenza anche per lo Stato Civile italiano);
f. il suono delle campane delle chiese, collegato con funzioni liturgiche, in quanto tale sorgente sonora, rientra nell’attività tutelata dall’art. 2 dell’accordo tra Stato e Santa Sede del 18/02/84 ed è disciplinato dagli organi diocesani locali. Tale esclusione non si applica per il suono delle campane al di fuori del collegamento con funzioni liturgiche, quali lo scandire di ore o altro. Il suono delle campane al di fuori del contesto liturgico, la loro riproduzione mediante diffusori acustici, l’uso di amplificatori per riprodurre celebrazioni liturgiche e/o musica sacra rientrano nell’applicazione della normativa vigente sui limiti acustici come per qualsiasi altra fonte sonora.

Il cattolicesimo, purtroppo, come abbiamo detto, dal 1984 non è più religione di Stato, ma ciò non giustifica, a mio modesto avviso, la pretesa di appartenenti ad altre confessioni religiose di rimuovere dalle aule il “crocifisso”, poiché i cattolici cristiani, allorquando si recano in terre ove vige la religione islamica, devono assoggettarsi, volenti o nolenti, ai dettami di tale dottrina, non solo se entrano nelle moschee, altrimenti sono guai seri.

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