Tu sei qui: CronacaGuerriglia al "Lamberti", spuntano i testimoni
Inserito da (admin), venerdì 15 aprile 2005 00:00:00
Scatti fotografici, filmati e testimonianze di chi domenica pomeriggio era nella zona calda, tra via Palumbo e Viale Degli Aceri. Le indagini del Commissariato di Polizia locale, diretto dal vice-questore Sebastiano Coppola, puntano alla collaborazione dei testimoni oculari, per identificare i circa 300 tifosi che hanno partecipato agli scontri di domenica. Nel mirino resta l'ultrà che ha colpito il poliziotto napoletano, rimasto ferito sulle gradinate. Il filmato lo ritrae con una felpa, con cappuccio indossato a mo' di passamontagna ed una sciarpa biancoblù che gli copre il volto. In queste ore le immagini vengono visionate dagli esperti della Scientifica per cercare un particolare che magari in un primo momento può essere passato inosservato, ma che potrebbe rappresentare la svolta. Al momento, ogni cifra sul numero di denunciati e diffidati sarebbe azzardata, perché il lavoro investigativo prosegue senza sosta. Prima di trarre un bilancio, occorre che tutti gli atti, con le relative segnalazioni all'autorità giudiziaria, siano trasmessi in Procura. Ieri mattina, al Commissariato sono stati ascoltati alcuni testimoni: si tratterebbe di operatori sanitari, impegnati nei soccorsi di domenica, che hanno potuto vedere in faccia il volto dei violenti che in via Degli Aceri hanno lanciato una pietra contro l'ambulanza della Croce Bianca, per poi prendere a calci gli altri tre mezzi di soccorso. Intanto, la città si interroga sui perché di quella ondata di violenza. Eduardo Purgante, capo tifoso storico della Cavese, dice: «Io non ammetto la violenza. Anche se si perde una partita, se si riceve un arbitraggio scandaloso, una volta finita la partita bisogna ritornare a casa e sostenere ancora di più la squadra nelle prossima gara di campionato. Faccio un appello ai giovani che oggi occupano le gradinate dello stadio: dovete stare vicini alla squadra in questo momento così difficile, dal punto di vista calcistico ed anche sotto il profilo dell'ordine pubblico. Siamo una tifoseria già recidiva e non è giusto che per qualche scalmanato deve pagare un'intera città». Paola Raia, la ragazza ferita ad un occhio qualche anno fa da un razzo sparato poco prima della partita Cavese-Catania, trasmessa dai Raisport in prima serata, commenta: «Ogni volta che accadono episodi di violenza torna di attualità il mio nome. Questo non lo trovo giusto. So bene quello che è accaduto, ma non ho parole. Credo si tratti degli ennesimi episodi di barbara violenza». Le discussioni sui fatti di violenza di domenica scorsa hanno polarizzato l'attenzione anche dei navigatori di internet. Un acceso dibattito tra innocentisti e colpevolisti si è aperto sui siti dedicati alla Cavese, dove tanti tifosi lasciano e-mail, il più delle volte firmate con uno pseudonimo, per dire la loro sugli scontri del dopo partita. «Mi vergogno di essere un cavese - dice un tifoso - e mi vergogno a leggere questi messaggi. Fate a gara a cercare scusanti, addossando la colpa a fattori e circostanze esterne: dalla polizia al servizio d'ordine, dall'arbitraggio agli stabiesi. La verità è che in campo abbiamo perso immeritatamente, mentre fuori dal campo abbiamo perso meritatamente».
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